La strada l'ha aperta Cesare Prandelli. Una sorta di corsia preferenziale tra Parma e Fiorentina nata nel 2005, quando il "mago di Orz" assunse le redini della squadra viola. Prandelli aveva allenato il Parma dal 2002 al 2004 e con lui erano cresciuti talenti del calibro di Frey, Gilardino, Mutu e Marchionni. Più altre figure minori (non ce ne vogliano) come Donadel e Bonazzoli. Tutti giocatori che, qualche anno dopo, vestiranno la maglia gigliata. Super Seba nel 2005 fu il primo acquisto dell'era Prandelli e, poche settimane prima del suo arrivo a Firenze, era stato decisivo nello spareggio salvezza tra Parma e Bologna. Adrian Mutu tra i ducali ballò un solo anno realizzando 18 gol in 31 partite, prima di finire al Chelsea nelle grinfie di Abramovich. Nel 2006 Mutu si ricongiunge al suo mister in maglia viola, formando un tandem formidabile con Luca Toni. Due anni al "Tardini" anche per Alberto Gilardino. Il primo all'ombra di Adriano, il secondo, esaltante, segnò 23 gol, grazie agli assist del romeno. Marco Marchionni sotto la guida di Prandelli toccò addirittura il Paradiso della nazionale. Successe nella stagione 2003-2004 quando l'esterno di Monterotondo collezionò 34 presenze e 5 reti. Dicevamo dei gregari Donadel e Bonazzoli: entrambi a Parma nella stagione 2003-2004, Marco arriva a Firenze nel gennaio 2005 mentre il centravanti di Asola disputerà in riva all'Arno il primo semestre 2009.

Altri doppi ex si contano dal 90-91, il primo anno del Parma in serie A: il precursore fu Alberto Di Chiara, inventato terzino di spinta da Sebastiao Lazaroni e consacratosi con il Parma di Scala. Quindi Stefano Pioli, altro terzino (stavolta marcatore) che nasce a Parma e matura a Firenze all'inizio degli anni 90'. Poi è la volta di Giovanni Galli e Diego Fuser, mentre a cavallo degli anni 2000 toccherà a Paolo Vanoli, Domenico Morfeo, Abel Balbo, Michele Serena ed un grande Enrico Chiesa vestire le due maglie. Oggi a Parma sono due gli ex-viola: Massimo Gobbi e Valeri Bojinov. Se la presenza del terzino milanese passa quasi inosservata, quella del bulgaro suscita sempre polemiche e tensioni. Colpa del carattere istintivo del ragazzo e del rimpianto (in casa viola) di non aver sfruttato uno dei tanti talenti incompresi.