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  • Fiorentina, qui non si parla italiano

    Fiorentina, qui non si parla italiano

    • Luca Cellini
    A dispetto di ciò che ha sempre detto e fatto l’ex sindaco della città, oggi premier, Matteo Renzi, noto tifoso viola ma anche acceso sostenitore della Nazionale italiana di calcio, e da sempre portatore sano dei valori di patriottismo ed unità dell’Italia, i suoi concittadini sono tutto fuorchè tifosi dei colori azzurri nel mondo del pallone. Anzi, se è possibile, l’arrivo sulla panchina da c.t. di Antonio Conte, ex allenatore della Juventus, farà si che fra Firenze e la Nazionale si crei quel distacco iniziato già dai tempi della gestione della Figc di Matarrese, ed acuito da sentenze sfavorevoli alla squadra viola e dall'ostracismo dei vari mister azzurri verso alcuni giocatori gigliati: ieri Antognoni, oggi Giuseppe Rossi.

    Poco importa che quest’ultimo sia stato fra i primi a sponsorizzare il nome di Conte quale successore di Cesare Prandelli, perché la stragrande maggioranza dei supporters gigliati tiferà Italia in maniera esattamente contraria di quanto lo stesso Pepito fara’ di tutto per riconquistare la maglia azzurra, perché per lui, figlio di immigrati dagli Stati Uniti, quell’indumento è il simbolo dell' unità che dovrebbe avere il nostro mondo del pallone. L’ex tre volte campione d’Italia con la Juventus farà di Giuseppe Rossi uno dei simboli della sua Nazionale, e forse accadrà anche con Manuel Pasqual, molto stimato dall’allenatore leccese, mentre può considerarsi quasi chiusa l’avventura di Aquilani con l’Italia perché Conte pensa ad altre scelte per il centrocampo.

    Poi, anche volendo, l’allenatore in passato tra le altre di Bari e Atalanta non potrà convocare nessun altro giocatore viola, perché di italiani nella rosa gigliata non ce ne sono più, se non Lupatelli, che di mestiere fa il terzo portiere. Nella città che ha fatto nascere la lingua italiana con Dante Alighieri che sciacquò i panni in Arno, c’è sempre di piu’ il marchio spagnolo e sempre meno quello romano, perugino o veneto. Anche questa campagna di mercato estiva è stata segnata a Firenze da acquisti arrivati fuori dai confini nazionali. Nel periodo in cui si chiede di rivalutare il prodotto interno, la Fiorentina ha scommesso su un australiano, Brillante, dalle origini molisane, un rumeno (Tatarusanu), un brasiliano (Octavio), un camerunse (Beleck), un argentino (Basanta) ed un tedesco di origini croate (Marin), senza dimenticare il cavallo di ritorno Babacar (Senegal). Poi ci sono Bernardeschi e Piccini, eccezioni che confermano la regola, che però hanno ancora bisogna di crescere, prima di essere pane per Antonio Conte. Nel frattempo per adeguarsi alle nuove abitudini, se Nicola Caccia, collaboratore di Montella, ha provato a far sorridere un anno fa Mario Gomez, facendogli ascoltare musica napoletana durante la prima riabilitazione al ginocchio, capitan Manuel Pasqual ha scelto di avere come compagno di stanza in ritiro Joshua Brillante, per imparare l’inglese. Tanto l’italiano dalle parti del Franchi non va davvero più di moda. 

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