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  • Florenzi mediocre, una perla di Parejo non basta al Valencia: l'Atalanta può stare tranquillla. GUARDA I GOL

    Florenzi mediocre, una perla di Parejo non basta al Valencia: l'Atalanta può stare tranquillla. GUARDA I GOL

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    No, decisamente non è un momento d’oro per il Valencia che non vince lontano da casa da tre mesi. A Vitoria Gasteiz, nei Paesi Baschi, contro l’Alaves la squadra di Celades fa 1-1 e dunque prende un solo punto (e sono appena 12 in trasferta sui 42 totali messi in classifica), facendosi rimontare dai volenterosi baschi. La squadra valenciana era passata in vantaggio nel primo tempo con un capolavoro su calcio franco di Parejo. Si è fatta riprendere nel finale del match da Mendez, dimenticato in area dal distratto pacchetto difensivo. Se questo è il Valencia attuale, l’Atalanta può dormire sonni tranquilli, dall’alto del 4-1 messo in cascina nell’andata degli ottavi di Champions League. Ma attenzione. Mai dire gatto, eccetera eccetera. Si è rivisto in campo negli spiccioli finali il temibile Rodrigo e comunque la squadra di Celades possiede valori tecnici notevoli. Le manca un po’ di solidità difensiva e fortunatamente al Mestalla martedì si giocherà senza pubblico. Un vantaggio non indifferente per la Dea del Gasp



    Il Valencia ultimamente aveva messo fuori il capino bagnato dopo quattro sconfitte e un pareggio battendo nell’ultimo turno il Betis Siviglia. La posizione in classifica nella Liga in ottica Champions prima del match con l’Alaves restava precaria: settimo posto, a quattro punti dalla quarta (il Getafe, prossimo avversario dell’Inter in Europa League). La mente di Albert Celades e dei suoi ragazzi era ovviamente rivolta al ritorno degli ottavi di Champions contro l’Atalanta. Si ripartirà del 4-1 per la Dea, siglato nell’andata a San Siro e la “remontada” valenciana, visto anche lo striminzito ’1-1 colto in casa dei baschi francamente assume le sembianze dell’impresa. La squadra non riesce a giocare un calcio fluido, si affida ai suoi solisti (Parejo su tutti) senza mai dare l’impressione di trovarsi in stato di grazia. E la difesa, beh non è propriamente un muro invalicabile. 

    Il match con l’Alaves sulla carta si presentava abbordabile, la formazione ospite galleggiava al tredicesimo posto in classifica, fuori dalla zona calda, veniva dal pari (1-1) col Leganes ultimo in classifica e quindi sembrava relativamente addomesticabile. In partenza Celades aveva dovuto fare a meno del centravanti Maxi Gomez, fermato da una frattura al piede sinistro, assenza che si sommava a quella del centrale difensivo Garay, per lui ginocchio operato e stagione terminata. Guedes sedeva in panchina, in vista di un possibile impiego contro l’Atalanta e difatti ha giocato gli ultimi minuti contro i baschi. Una assenza pesante anche per gli ospiti, l’esterno destro Aleix Vidal, in corso in una squalifica. 
    Niente strette di mano fra i giocatori prima del match, prudenziale precauzione anti Coronavirus. Celebrata la festa della donna al cospetto dei 15mila dello stadio Mendizorretza. Arbitra Gil Manzano. I primi venti minuti scorrono sonnolenti, senza sussulti. Celades ha schierato il Valencia con un inedito 4-1-4-1. Rientrato Florenzi come esterno di centrocampo a destra (giocherà poco più di un’ora, mediocremente), Kondogbia fa il perno centrale davanti alla linea difensiva, la mediana si avvale anche di Soler Parejo e Cheryshev. Gameiro è l’unica punta designata. L’Alaves è schierato col classico 4-4-2 e si affida alle razzenti ripartenze di Lucas Perez, uno scattista che piace al Barcellona. 

    Ventitré minuti di pura noia, dicevo. Poi il match ha la prima impennata: Gameiro pesca lungo da destro Cheryshev, Navarro pasticcia e l’esterno scucchiaia in anticipo il pallone oltre il portiere Pacheco che uscendo basso gli frana sulle gambe. Il Valencia reclama il calcio di rigore, il contatto è evidente e tuttavia il pallone al momento dello scontro era uscito dalla disponibilità dell’attaccante e quindi non se ne fa nulla, Manzano è irremovibile. Il Var pure. Comincia a piovere e le squadre si scuotono. Al minuto 33’ Parejo dai venti metri calcia su punizione un razzo terra-aria che manda il pallone ad incastrarsi nel “sette” di Pacheco. Gol capolavoro. Le trame del gioco dei valenciani restano peraltro alquanto macchinose e difficilmente la manovra trova il pertugio per minacciare la porta dell’Alaves, che si difende con ordine e non fosse per qualche sbavatura difensiva dormirebbe sonni tranquilli. In 7’ minuti Manzano ammonisce quattro giocatori (Kondogbia, che sarà squalificato), Perez, Navarro ed Ely. Il tempo si chiude con un colpo di testa sballato da Wass. 

    Ripresa. L’Alaves deve aver bevuto sangue di leone, sparita ogni timidezza azzanna alto l’avversaria e la costringe a perdere terreno. Poco prima di lasciare, assai rabbuiato il campo, sostituito da Coquelin (possibile titolare martedì al posto dello qualificato Gabriel Paulista), l’ex romanista Florenzi butta via il pallone del 2-0 calciando malamente un assist servito da Gameiro. Subito dopo Gaya stende Mendes lanciato verso Cillessen e se la cava col giallo. Via alle sostituzioni, Celades e Garitano tentano di rimescolare la carte del match. Entrano Sainz per Rioja, Guedes per Gameiro e Pons per Camarasa. Nel frattempo l’Alaves coglie il meritato pareggio: una torre di Ely, sul filo del fuorigioco, libera al tiro Mendez che da una decina di metri con una girata perfetta infila Cillessen. Il Var conferma che la posizione del centrale difensivo è regolare. Finale pirotecnico. In uno scontro fortuito Guedes, appena subentrato a Gameiro, resta contuso al volto, perde sangue dal naso e dalla bocca ma pretende di restare in campo e dopo una sommaria medicazione e il cambio della maglia, torna nella mischia. Fejsa lascia a Garcia, Cheryshev a Rodrigo. Giusto allo scadere dei 90’ Diakhaby salva miracolosamente su Mendez che ha sparato a porta vuota da cinque metri. Si finisce con un bilancio da battaglia: otto ammonti (cinque fra i baschi e tre nel Valencia) e con due gialli per proteste a Celades e al suo assistente. Vabbè, si poteva sperare di meglio. In compenso l’Atalanta avrà tirato un sospiro di sollievo. Ma guai a fidarsi, ragazzi. Il calcio è la scienza del pallone che rotola. Non scordatelo. 
     

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