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  • ‘Forza e Coraggio’: dalla parrocchia al calcio che conta (e ritorno)

    ‘Forza e Coraggio’: dalla parrocchia al calcio che conta (e ritorno)

    Dal campo dell’oratorio al calcio professionistico. E ritorno, per forza di cose. E’ la storia quasi vera della Forza e Coraggio, squadra del quartiere San Modesto di Benevento. Quasi vera perché tra i professionisti la squadra del presidente Massimo Taddeo non ci è mai arrivata, fermandosi sulla soglia della Lega Pro, senza varcarla. Tutto ha inizio nella stagione 2005/2006, quando Taddeo, imprenditore col pallino del calcio, decide di passare dal campo (era un calciatore dilettante col vizio del gol) alla scrivania, prendendo la società nata intorno alla parrocchia di San Modesto, appena ripescata in prima categoria.


    Gli obiettivi sono subito chiari e la squadra, che come tifosi ha solo mogli e amici di dirigenti e calciatori, stravince il campionato e approda in Promozione. E’ l’inizio di una cavalcata inarrestabile. Il presidente non si pone limiti, acquista i migliori calciatori sulla piazza senza badare a spese, anche questa volta vince il campionato e approda in Eccellenza, la massima serie del calcio regionale. Senza soci che contano (“In queste dimensioni – racconta Taddeo a ilfattoquotidiano.it – l’idea prevalente è quella di sfruttare i giovani calciatori per venderli e fare soldi, quindi ho preferito fare da solo”) e con pochissimi aficionados, però, la Forza e Coraggio è esclusivamente un investimento a perdere, che si basa solo sulla passione per il calcio. Nonostante ciò, tuttavia, la stagione di Eccellenza 2007/2008 invece di essere un anno di ambientamento come nei programmi della società rischia di diventare un’altra tappa della marcia (quasi) trionfale della squadra beneventana. La Forza e Coraggio arriva sesta, sfiorando i playoff.

    L’appuntamento è rimandato solo di un anno. Il campionato di Eccellenza 2008/2009 per la squadra beneventana è un trionfo: vittoria del torneo, promozione in Serie D e un trofeo in bacheca, ovvero la Coppa Italia di categoria, conquistata ai danni del Gladiator. La quinta serie era l’obiettivo massimo del presidente Taddeo: “Avevo in programma di arrivarci in quattro anni – ha detto – ne sono bastati tre”. Ma l’ambizione di allontanarsi quanto più possibile dalla dimensione del calcio da oratorio fa sì che la Forza e Coraggio compia quasi un altro miracolo: da neopromossa arriva ai playoff per l’approdo tra i professionisti, supera il Casarano in semifinale, ma perde la sfida decisiva col fortissimo Pianura di Napoli.

    La sconfitta, però, non smorza il sogno di arrivare nel calcio che conta. La rosa allestita per la Serie D 2010/2011 è una corazzata, fatta di giovani promettenti, provenienti da un vivaio ormai divenuto competitivo anche a livello nazionale, e di calciatori più esperti provenienti dalle categorie superiori. Nonostante gli 83 punti in campionato, la Forza e Coraggio non riesce a vincere il torneo, arrivando seconda alle spalle dell’Ebolitana, dopo un derby perso anche per la componente ambientale di Eboli, piazza molto calda, dove una squadra senza tifosi parte ovviamente con l’handicap. Nel triangolare playoff, poi, solo un regolamento quantomeno originale (in virtù del quale la Coppa disciplina conta più dei punti totalizzati in campionato) tarpa le ali alla squadra di San Modesto, costretta a rimandare il solito, prestigioso obiettivo: quello di arrivare tra i professionisti. Sogno rimandato, non cancellato.

    Con le tante società oberate di debiti e per questo costrette a rinunciare alla Lega Pro, infatti, una domanda di ripescaggio presentata da una società virtuosa come la Forza e Coraggio, con alle spalle due campionati di vertice, sarebbe tranquillamente accettata. La domanda, tuttavia, non è stata mai presentata: a Benevento esiste un solo stadio omologato per il calcio professionistico, il Ciro Vigorito, ed è gestito dal Benevento, che milita nella Prima Divisione della Lega Pro. “Dopo vari colloqui – spiega Taddeo – ho capito che non avremmo potuto avere lo stadio”. Non volendo neanche prendere in considerazione l’idea di fare calcio in un’altra città, arriva la drastica decisione del presidente: abbandonare gli sfarzi del calcio che conta e tornare dove tutto aveva avuto inizio, in Seconda Categoria. Non solo. Taddeo è tornato ad indossare di nuovo gli scarpini, a quasi cinquant’anni. La storia sembra essere ripartita alla grande: la Forza e Coraggio è prima nel suo girone con quattordici vittorie su quattordici partite giocate, e il presidente si è messo pure a segnare bellissimi gol. Ma non c’è nessun nuovo sogno da inseguire: “Voglio vincere, è chiaro – dice Taddeo – ma so bene che se arrivassi di nuovo a un passo dal calcio che conta avrei gli stessi problemi, perciò navigo a vista”. Senza stadio nemmeno una ex squadra della parrocchia può cantar messe, perciò è meglio accantonare i miraggi ed essere realisti: “Favole come quella del Chievo – conclude Taddeo – purtroppo sono possibili solo al nord”.


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