Fra Google Earth e il mito Gabrielli: così il miracolo Cittadella sfida l'Hellas
L’anticipo della 15esima giornata potrebbe infatti prefigurare un evento straordinario e al contempo in linea con una tendenza che da qualche anno a questa parte crea talvolta stupore, talaltra rifiuto: l’emersione o ebollizione (a seconda dei punti di vista) delle piccole. E’ ancora molto presto per dire se il Citta seguirà la scia di Sassuolo, Carpi, Frosinone e, da ultimo, Crotone; tuttavia c’è già chi ha cominciato a crederci. Soprattutto dopo un inizio di campionato che ha visto i granata raggiungere la vetta con una sfrontatezza disarmante, sino a sfiorare il record delle sei vittorie su sei, disatteso contro il Brescia. Un tre a zero pesante, a ciel sereno, per giunta in casa e per di più contro la stessa squadra che nella stagione 2009/2010 negò al Cittadella il sogno della finale playoff. Fu quello il momento più alto della storia del club, raggiunto dopo un indimenticabile e altrettanto unico sesto posto in Serie B, sotto la guida di Foscarini.
Questa volta però, passate le rondinelle, le bestie nere, il Cittadella ha avuto il tempo di riprendersi e, dopo la vittoria a Trapani nella settima giornata, di ricadere, per poi riassestarsi. A causa di una striscia negativa di tre sconfitte consecutive (Frosinone, Perugia e Ascoli) ha perso il primato, scalzata proprio dall’Hellas, mentre nelle ultime quattro uscite ha raccolto il primo pareggio (contro lo Spezia), altre due vittorie (contro il Latina e la Salernitana) e infine una sconfitta (a Benevento).
Fino a domenica, la matricola Cittadella era ancora seconda, a 25 punti, sola dietro il Verona a 30. Oggi, invece, tra le due formazioni venete si è inserito il Frosinone a 27. Avete letto bene, il Cit è una matricola: è terzo in Serie B, ma è appena salito dalla palude della Lega Pro dove era retrocesso nel 2015, durante l’ultimo anno di mister Foscarini. Anche questo caratterizzerà il derby di venerdì sera, il fatto che da una parte c’è una squadra decaduta e immediatamente ricostruita per risalire in Serie A, vale a dire il Verona, dall’altra ce n’è una in ascesa costante ormai da più di un anno. Entrambe hanno perso un po’ a sorpresa l’ultima di campionato, chi lasciando a bocca aperta i propri tifosi di fronte a un crollo che ha dell’incredibile (Hellas-Novara 0-4), chi per aver sciupato tanto ed essersi addirittura fatti fregare il punticino a dieci minuti dal termine (Benevento-Cittadella 1-0).
L’attualità più stretta pare favorire i granata, ma se prendiamo le ultime cinque partite disputate dalle prime sette squadre, constateremo subito un’inversione di prospettiva; il Cittadella è la formazione che ha raccolto meno punti delle altre, 7 in tutto. Ha perso terreno progressivamente rispetto a realtà come Spal e Benevento, che adesso le sono alle calcagna a un solo punto di distanza, poi -come dicevamo- si è fatta superare dai ciociari.
Fino ad ora sono stati proprio gli scontri diretti (col Brescia, col Frosinone, col Perugia e col Benevento) ad arrestarne la corsa, e questo va rimarcato, proprio perché quello di venerdì si presenta come “lo” scontro diretto di questo girone d’andata. Ciononostante il Cittadella saprà giocarsi le sue carte, senza ombra di dubbio. Nella classifica IVG (Indice di Valutazione Generale) stilata dalla Lega il miglior attaccante della Serie B al momento è Litteri (8 gol), non è il capocannoniere Pazzini (11 reti, ma 5 su rigore!), il miglior centrocampista è Iori, non sono i Fossati o Bessa del Verona. Si taccia poi dell’ottimo posizionamento di Alfonso, il portierone del Citta, e del difensore Scaglia. A dimostrazione del fatto che per costruire una buona squadra bisogna sempre partire dall’asse centrale.
Nel caso dei granata, la direttrice che va da Alfonso a Litteri, a centrocampo trova un altro puntello, oltre che nel capitano e regista Iori, nel trequartista brasiliano Chiaretti. Su questa spina dorsale si sviluppa il 4-3-1-2 del Cittadella di mister Venturato. Di quello di quest’anno come di quello dell’anno prima, che ha vinto il campionato in Lega Pro. Il segreto della campagna acquisti dell’estate 2015 e di quella successiva è stato andare a pescare un po’ dovunque giocatori che non avevano avuto la bravura di esplodere o la fortuna di trovare continuità. Guardandoli ora si può ammirare un collettivo votato al dominio del gioco, che sa cosa vuole l’ allenatore e che arriva a tirare in porta come pochi in Serie B. Roberto Venturato, salito sulla panchina del Cittadella all’inizio dell’avventura in Lega Pro, per certi versi ha già superato i suoi illustri predecessori.
Le promozioni in B della storia del Cittadella sono in tutto tre, come tre sono gli allenatori che le hanno raggiunte: la prima risale alla stagione 1999/2000 e fu ad opera del mitico Ezio Glerean, la seconda, sotto la guida di Claudio “Ferguson” Foscarini, nel 2008, mentre la terza è del 2016, per mano dell’attuale tecnico, l’ “australiano” Roberto Venturato. Ognuno di loro ha qualcosa di speciale per un cittadellese. Glerean addirittura, oltre ad aver fatto da apripista, con il “suo” 3-3-4 e varianti (3-3-1-3, e più tardi il 4-2-4 oggi tornato di moda) divenne talmente famoso da ispirare il primo lungometraggio di Sorrentino, “L’uomo in più” (2001). Nel 2014 ha pubblicato pure un libro, Glerean, dal titolo: “Il calcio e l’isola che non c’è”. Foscarini invece venne ribattezzato “il Ferguson del Piave” perché sedette sulla panchina del Cittadella per ben dieci anni, dal 2005 al 2015, mantenendo la B per sette stagioni.
Infine Venturato, l’australiano. Il suo merito principale non è tanto quello di essere nato e vissuto ad Atherton per un decennio, bensì quello di aver vinto per primo un campionato professionistico nella storia del club. Né Glerean né Foscarini vi erano mai riusciti. Sempre secondi, loro, in Serie C1. Venturato no. Suo è anche il record di punti fatti (76), partite vinte (23), vittorie consecutive (11) e il minor numero di sconfitte subite (4): tutte medaglie dell’anno scorso già riposte nel cassetto. Che sia il predestinato?
Ma non bisogna mai dimenticarsi che tutto questo, la realtà e i sogni del Cittadella sono stati possibili grazie alla lungimiranza di un personaggio, un imprenditore che fondò la società granata nel 1973, grazie alla fusione delle due squadre di calcio cittadine (ricordo che il comune attualmente supera appena i 20000 abitanti). Sì, fino ad allora il derby non poteva essere che U.S. Cittadellese- A.C. Olympia Cittadella, altro che Cittadella-Verona. L’imprenditore si chiamava Angelo Gabrielli (foto sito ufficiale Cittadella), il padre del Gruppo Gabrielli (settore siderurgia) che naturalmente finanziò e finanzia il Cittadella. Dal 2013 la via d’accesso allo stadio Tombolato è intitolata a lui, l’artefice di quel compromesso storico tra una squadra di ispirazione comunista e l’altra, d’ispirazione cattolica. Prendete Google Earth, andate a controllare, fate uno scatto alla Benjamin Grant. Quella deve essere anche la strada che fa suo figlio Andrea Gabrielli, l’attuale Presidente del Citta, per raggiungere la tribuna.