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  • Toro-Juve, Ferrini e Furino leggende da derby: capitani dalle maglie sporche

    Toro-Juve, Ferrini e Furino leggende da derby: capitani dalle maglie sporche

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    A fine partita le loro maglie erano sempre sporche. Anche se non pioveva e c’era fango. Si trattava del segno distintivo di chi non si era limitato a giocare, ma aveva lottato e combattuto come un gladiatore nell’arena. Molto di più che capitani. Infatti furono e resteranno per sempre autentiche leggende. Beppe Furino per il popolo bianconero e Giorgio Ferrini per quello granata.

    Alla viglia del nuovo derby è impossibile non ricordare e raccontare queste due colonne portanti della Juventus e del Torino che sapevano caricarsi sulle spalle tutto il peso della loro appartenenza calcistica con un comportamento esemplare il quale andava ben oltre il dovere professionale. Per loro due i colori sociali erano una fede laica. Per i tifosi i due capitani erano dei profeti. Per tutto l’anno, ma nel derby specialmente.

    Una partita che Furino e Ferrini vivevano come un dramma in senso letterario. Cuore e garretti, senza esclusione di colpi non proibiti ma al limite del lecito. Furia Furin Furetto capitano con l’elmetto, come ebbe a battezzarlo Vladimiro Caminiti, era il rifornitore di palloni speciali per Bettega e per Causio che finalizzavano il suo lavoro. Ferrini, per l’epoca moderna, era la trasposizione del Valentin Mazzola di centrocampo che, quando si rimboccava le maniche della casacca granata, erano dolori per gli avversari. Al suo segnale si scatenava l’inferno.

    Come quella domenica pomeriggio al Comunale che è rimasta nella storia dei derby come la partita dal finale più violento di tutte le stracittadine torinesi. I filmati di allora, ancora rintracciabili, mostrano le immagini di una colossale rissa a centrocampo tra i giocatori delle due squadre con botte da orbi e colpi di karate. Da mucchio selvaggio che la polizia tentava di sciogliere sbucarono in due. Omar Sivori in fuga che correva come mai si era visto fare inseguito da Giorgio Ferrini con la bava alla bocca come un cane da combattimento.

    Furino, nel derby, non era da meno. Peggio ancora del presidente Boniperti, viveva la vigilia come dovesse andare un guerra e le sue uniche e rare espulsioni le subì proprio nel corso delle sfide contro il Toro. Con Agroppi. Beppe era amico. Non quel giorno, però. E a fine gara i due “fratelli” fuori dal campo rientravano nello spogliatoio con sugli stinchi i segni profondi di quegli incontri-scontri. Furino collezionava scudetti in bianconero, ma tante lacrime nei derby perduti. Ferrini morì per ictus subito dopo aver visto il suo Torno conquistare, senza di lui in campo, il titolo di campione d’Italia che mancava da una vita.

    Domani per Furino sarà un derby opaco e distratto perché il suo pensiero andrà soprattutto a Irene, la moglie strappatagli dal Covid. Domani per Giorgio Ferrini, ovunque si trovi, sarà l’occasione per dare un’occhiata quaggiù e raccontare l’eterna favola del derby alle anime leggere del cielo. Domani per tutti i tifosi sarà il momento di lanciare un pensiero al due capitani dalle magi sporche.

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