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  • Galliani conferma Allegri.|E Guardiola si allontana

    Galliani conferma Allegri.|E Guardiola si allontana

    Prima nella zona interviste dello stadio della Rosaleda e poi in aereo, durante il viaggio di ritorno del Milan dall'ennesima sconfitta di questa stagione (la sesta in 11 partite ufficiali), Galliani ha ostentatamente esibito la propria vicinanza ad Allegri. "Non fatemi sempre la stessa domanda, tanto l'allenatore io non lo cambio", ha giocato d'anticipo, prevenendo l'ovvio interrogativo sul destino del tecnico. Allegri parrebbe dunque confermato almeno per i due prossimi impegni ravvicinati di campionato, sabato a San Siro col Genoa e martedì alla Favorita col Palermo. Ma la sua sorte è evidentemente nelle mani di Berlusconi, diviso tra due opposti sentimenti: il padrone del Milan, che ha sentito al telefono prima e dopo la partita un Galliani avvilito dai risultati e dal gioco, è da sempre allergico alle batoste, specie a quelle internazionali, ma sembra anche poco convinto delle soluzioni (Tassotti, Delio Rossi) per rimpiazzare il tecnico che non riesce più a vincere.


    ECCESSO DI DIFESA - Dopo lo 0-1 contro un Malaga che non è parso irresistibile, ma che nei primi 20' della ripresa ha dominato come fosse il Barcellona e che sullo 0-0 ha anche sbagliato un rigore molto generoso, Allegri ha insistito sul concetto dei notevoli margini di miglioramento di una squadra in costruzione. "Non siamo andati male: nel primo tempo ci siamo difesi bene e abbiamo avuto più occasioni di loro. E nel secondo, una volta subìto il loro gol, avremmo meritato certamente si segnare.
    In Champions la qualificazione non è compromessa e in campionato sono sicuro che miglioreremo presto. E si andrà avanti con la difesa a tre". Solo che stavolta la maggioranza dei tifosi milanisti, sul web, si è subito ribellata a questa lettura della sconfitta. Ad Allegri ha addebitato l'atteggiamento troppo difensivo, il ricorso alla nuova difesa a 3 (in realtà a 5) proprio in una trasferta così delicata e soprattutto il lancio contemporaneo, per giunta nella stessa zona di campo (il centro-sinistra della difesa), di due giocatori come Acerbi e Constant, che finora erano stati di rado presi in considerazione. I due non hanno praticamente alcuna esperienza in Champions e non è un caso che siano stati gli involontari protagonisti dei due episodi più negativi: Constant ha causato il rigore, per quanto il suo contrasto in area su Gamez non sia sembrato falloso, e Acerbi ha perso la marcatura di Joaquin sul gol. L'accantonamento del nazionale Abate, lasciato a Milanello ad allenarsi, e la tribuna per Boateng vengono considerate colpe più lievi.

    GIOCATORI NERVOSI - Mentre la critica si divide su Allegri in colpevolisti e innocentisti, il dato di fatto è che emerge sempre di più la scarsa lungimiranza del club nel mercato estivo. E' stato sottovalutato l'effetto dell'impoverimento tecnico per il divorzio da 14 calciatori di grande esperienza, a cominciare da Ibra e Thiago Silva per finire con Nesta, Gattuso, Seedorf e Zambrotta. Di fatto la loro sostituzione non è proprio avvenuta. Ora sarà inevitabile l'intervento sul mercato di gennaio, ma nel frattempo i giocatori che hanno raccolto la scomodissima eredità non accettano l'idea di essere considerati i responsabili della caduta in zona retrocessione e del mediocre cammino europeo, col solo squillo in casa dello Zenit. Bonera è il più deciso. "Dobbiamo tutti tirare fuori un po' d'orgoglio: portare la maglia del Milan non è una cosa facile". Montolivo è altrettanto autocritico, ma invita la squadra a una reazione rapida. "Basta parlare, servono i fatti. Siamo arrabbiati, molto arrabbiati, ma anche fiduciosi. La nostra classifica in campionato non rispecchia il nostro valore". Il capitano Ambrosini fissa l'obiettivo. "Vincere subito, sabato in campionato. Dobbiamo pensare che il momento è molto duro, ma anche che, se lo superemo, ne usciremo rafforzati".

    GUARDIOLA PERPLESSO - La sconfitta a Malaga non ha avuto troppi contraccolpi sulla classifica del girone: lo Zenit, pur avendo battuto l'Anderlecht a fatica, resta dietro e il Milan avrà la possibilità di mantenersi al secondo posto, se al Meazza supererà il Malaga. Ma un effetto collaterale spiacevole c'è comunque stato. La trattativa per convincere Guardiola ad accettare la panchina rossonera nella prossima stagione era già di per sé molto complicata. Ora si è fatta ulteriormente impervia. Le ripetute sconfitte del Milan e la mancata presenza di Berlusconi allo stadio e nella vita quotidiana della squadra stanno facendo dubitare l'ex allenatore del Barcellona, in anno sabbatico a New York, della volontà effettiva del presidente del club di impegnarsi in un programma a lunga scadenza. Un piano di durata almeno quinquennale è la principale condizione preliminare posta da Guardiola per sedersi attorno a un tavolo a parlare. Così ora Pep si sta allontanando dal Milan, per avvicinarsi a una tra Manchester United, Chelsea, Bayern o Psg (da dirigente, ipotesi più remota). Tolte Barcellona e Real Madrid, sono queste le 4 grandi del calcio europeo attuale. E il Milan dell'austerity naviga lontanissimo da loro.


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