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  • Galliani parla ancora da rossonero, Boban e Maldini tacciono: Milan, Ibra più determinante di 7 anni fa

    Galliani parla ancora da rossonero, Boban e Maldini tacciono: Milan, Ibra più determinante di 7 anni fa

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Per la prima volta Ibra torna in una delle sue squadre e questa prima volta è il Milan. Il motivo è molto semplice: dal Milan lui non se ne sarebbe mai andato. Si incazzò di brutto con Galliani quando gli comunicò la cessione nell’estate del 2012: una cessione figlia di una smobilitazione generale e di una complessiva rivisitazione dei costi, degli ingaggi, degli obiettivi e del futuro del Milan. Una scelta della proprietà, o meglio di quella parte della proprietà che aveva bloccato lo scambio Pato-Tevez e che aveva salutato con sollievo lo scudetto della Juventus. Perché, finalmente, ci si poteva ridimensionare e finalmente si poteva preparare il ricambio dirigenziale. Se fosse stato per Ibra sarebbe rimasto. Il suo sogno era giocare con Tevez e non con Pato. 

    Il suo sogno era passare il turno a Barcellona, il suo sogno era vincere il suo ennesimo scudetto di fila. Sfumato tutto questo, Ibra ci avrebbe riprovato l’anno dopo, anche senza Thiago, anche senza i senatori. E invece i suoi 15 milioni di ingaggio erano troppi. Ma soprattutto il suo procuratore era di troppo. E per questo motivo è finito a Parigi dove, parole sue, "l’unica cosa che gli piaceva era lo stipendio". Questa è la vera storia dell’addio di Ibra, quella che nessuno in queste ore ha voluto o potuto raccontare. Nemmeno Galliani, che proprio in questi ultimi giorni sta parlando come se fosse ancora un dirigente del Milan. Mentre i dirigenti, quelli veri, tacciono. Dopo la manita di Bergamo e il conseguente incidente diplomatico scaturito dalle parole di Boban

    A proposito di parole, c’è qualcuno che vuol far credere che l’arrivo di Ibra sia nato dalla sconfitta di Bergamo. Solite balle. Il ritorno dello svedese era pianificato da mesi. Ma non è questo ciò che conta. La cosa importante è che Ibra torni al Milan a ogni costo. Pur sapendo che è un Milan molto diverso da quello che aveva lasciato 7 anni fa. Diverso in tutto. Quello che può dare lui all’ambiente, alla squadra e allo spogliatoio, paradossalmente può essere ancora più importante e determinante di quello che dava 7 anni fa. Gli obiettivi, ci mancherebbe, sono molto diversi. Lui no, lui è uguale. E sono sicuro che per quel Milan-Spal di Coppa Italia del 15 gennaio, S.Siro sarà gremito. Tutti lì per rivedere Ibra. Tutti lì per tornare a provare quell’orgoglio rossonero perduto. 

    Ultime piccole annotazioni a margine del ritorno di Ibra. Con lui torna in pompa magna anche Mino Raiola che sarà protagonista delle prossime due delicate operazioni di mercato, cioè i rinnovi di Bonaventura e di Donnarumma. Il primo un rinnovo per restare, il secondo un rinnovo per partire. E per far incassare al Milan i soldi necessari a sistemare il bilancio, proprio come accadde con la partenza di Ibra e Thiago nel 2012. Anche stavolta ricorrendo all’aiuto degli amici, i soliti amici di sempre, cioè Raiola e Leonardo. Non a caso in questi giorni, proprio il solito Leonardo sembrerebbe voler togliere al Milan le castagne dal fuoco, riprendendosi Paquetà. Con i soldi che il PSG verserebbe nelle casse rossonere, il Milan potrebbe pagare il lauto ingaggio di Ibra e non solo. E’ poi possibile che il rinovo di Donnarumma faccia da trampolino per la partenza di Gigio con destinazione PSG a fine anno. Sempre loro, Leonardo e Raiola. Sicuramente ci guadagnerebbero, ma sempre e solo loro farebbero arrivare euro freschi e veri quando le casse rossonere piangono. Altri invece prendono e basta.

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