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  • Gallo, il tecnico che ha lanciato Pessina a CM: 'Vi racconto il mio Matteo, non doveva nemmeno andare all’Europeo’

    Gallo, il tecnico che ha lanciato Pessina a CM: 'Vi racconto il mio Matteo, non doveva nemmeno andare all’Europeo’

    • Alessandro Di Gioia e Federico Albrizio
    La visione sui settori giovanili e le critiche alle nazionali azzurre, la nascita e la crescita di Matteo Pessina, fino ad arrivare all'Italia di Mancini. Parola all'ex centrocampista di Atalanta e Torino e nazionale azzurro Fabio Gallo, campione d'Europa con l'Under 16, mentore dell'atalantino ma anche conclamato tecnico, intervenuto sul canale Twitch di Calciomercato.com.

    SUI SETTORI GIOVANILI - "Le critiche? Mi ci rivedo, ho avuto una grandissima fortuna, quella di inziare a fare l'istruttore nel settore giovanile dell'Atalanta, dove la crescita tecnica era fondamentale. Dalle altre parti non era così, mi ricordo frasi di Favini che diceva che per imparare un gesto tecnico ci vogliono sette anni, per insegnare tatticamente a una squadra ci vogliono tre settimane. La tattica è la via più breve, i nostri giocatori li prendiamo a 9 anni e li lasciamo andare, se non sono all'altezza, a 18: gli allenamenti devono essere basati sul miglioramento tecnico, non mi meraviglio che le nazionali siano prese di mira. Nei settori giovanili la ricerca dell'istruttore, e non allenatore, che riesce a migliorare tecnicamente è veramente bassa. Io nella Primavera dell'Atalanta avevo dieci ragazzi che erano stati presi a 9 anni, tra cui Gagliardini, Grassi, Caldara, Conti, Almici e molti altri, da quando erano piccoli fino alla Primavera. Di talenti ce n'è pochi, ma ci sono calciatori che vengono costruiti. Questi esempi ci sono, sono arrivati a 9 anni e sono andati via a 22 per tanti soldi e in grandi società, ma l'Atalanta ci ha sempre creduto. Se invece fai solo tattica, vinci le partite ma non ti esce un giocatore"

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    SU PESSINA - "Io sinceramente mi aspettavo la convocazione già all'inizio, ho parlato con lui dieci giorni fa, prima che Mancini effettuasse le chiamate, e lui era abbastanza convinto di essere chiamato. Mi ha sorpreso molto la non convocazione allora, considerando la stagione di Sensi, piena di infortuni: allora ho pensato prendesse un giocatore sano e in salute piuttosto di uno che ha giocato pochissimo. Poi è successo che Sensi si è infortunato di nuovo. Convocazione meritata, ha effettuato una crescita esponenziale, da quando l'ho avuto a Como e Spezia, poi con le esperienze tra Verona e Atalanta. Dimostra una grande duttilità e una grande intelligenza, può giocare in tutti i ruoli del centrocampo, in ogni sistema di gioco. Io l'ho avuto che aveva 19 anni e dimostrava già la maturità di un 30enne, è un '97 ma giù maturo di testa. Mancini secondo me all'inizio ha fatto a meno di lui con grande rammarico, io penso che un giocatore integro in questi impegni che durano un mese sia fondamentale. Quando prendemmo Pessina al Como, arirvò assieme a Piacentini, un difensore: quello che sembrava potesse avere grande riscontro era il secondo, anche se di Pessina del Monza ne avevo parlato a lungo con Favini. Dopo due giorni mi sono reso contro di avere di fronte un ragazzo con una cultura del lavoro impressionante, intelligente e con voglia. Juric e Gasperini? Sotto l'aspetto fisico è sempre stato importante, era già avvantaggiato, ma entrambi lo hanno reso duttile in più posizioni. Con me ha fatto tutti i ruoli, preferiva giocare a destra ma poi ha imparato a giocare a sinistra e da sottopunta. Ora ha le porte aperte per un calcio più completo ed europeo, è un centrocampista di livello internazionale che può giocare ovunque".

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