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  • Gattuso, 40 giorni all'inferno

    Gattuso, 40 giorni all'inferno

     

    Una paralisi del sesto nervo cranico gli impedisce di usare al meglio l’occhio sinistro. Il suo futuro è un mistero.
     
    I medici: la carriera non è a rischio. E lui si allena correndo. 
     
    «Dovevo dare retta al dottore». Ripensando a quello che soltanto qualche giorno prima gli aveva suggerito Rudi Tavana, il vecchio-nuovo responsabile sanitario rossonero, Rino Gattuso intuì quasi subito che non sarebbero state rose e fiori dopo lo scontro con il compagno di squadra Alessandro Nesta: quel problema all’occhio sinistro che da un po’ lo tormentava in allenamento, si sarebbe rivelato più duro di un’entrata a tacchetti spianati. Venerdì 9 settembre, vernissage effettivo del campionato dopo i turbolenti giorni dello sciopero, Rino finì quasi subito in infermeria e poi in ospedale per accertamenti: Milan-Lazio proseguì con Van Bommel al suo posto e finì in parità (2-2). Lui, quella sera a San Siro, Nesta non lo aveva proprio visto e gli franò addosso come un’auto contro un paracarro. «Dovevo dare retta al dottore». Vedendolo allenarsi con indicibili sofferenze, giramenti di testa, nausea e la sensazione di vederci doppio, Tavana aveva cercato di convincere Ringhio a rinunciare al debutto con la Lazio ma, quanto meno, quel drammatico scontro in campo, così diverso dagli incidenti di gioco di routine, ha avuto l’effetto di accelerare i tempi della ricerca. Nei quasi 40 giorni di sosta forzata ai box, il maratoneta rossonero è stato infatti sottoposto a decine di controlli e al suo caso si sono interessati illustri specialisti. 

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