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  • Gay nel calcio, la Merkel: 'Nulla da temere, non abbiate paura'

    Gay nel calcio, la Merkel: 'Nulla da temere, non abbiate paura'

    Un atleta di Bundesliga in un'intervista: «Devo vivere nascosto per colpa dei tifosi». La Cancelliera risponde: «Vivete in un Paese dove non c'è nulla da temere. Diamo un segnale forte».
    Il calciatore gay e i tedeschi La Merkel: «Non temete».
    A Euro 2012 si era capito che in Italia i tempi non sono maturi perché i calciatori omosessuali facciano coming out dopo la battuta mal porta di Antonio Cassano. Ma si sperava che all'estero i tempi fossero migliori. Invece nemmeno in Germania i gay devono passarsela troppo bene, se è vero che un giocatore della Bundesliga, intervistato dal magazine «Fluter», ammette sotto anonimato di doversi nascondere: «Sono omosessuale, ma sono costretto a recitare ogni giorno. Se la mia sessualità diventasse pubblica non sarei al sicuro, ma non so se sarò in grado di mantenere per tutta la carriera questa continua tensione fra il modello di giocatore eterosessuale e la possibile scoperta». All'atleta prova a rispondere il Cancelliere Angela Merkel, che cerca di rassicurare tutto il mondo omosessuale: «Tutti coloro che si assumono il rischio e che hanno il coraggio (di rilevare la propria omosessualità, ndr) devono sapere che vivono in un Paese dove non c'è nulla da temere. È il mio messaggio politico. Possiamo dare un segnale forte: non abbiate paura».


    L'UOMO CHE NON ESISTE DAVVERO - Nell'intervista, intitolata amaramente «Un uomo che non esiste davvero», il giocatore, di cui ovviamente non viene svelata nemmeno la squadra, afferma anche di conoscere «diversi» giocatori gay che militano nel massimo campionato tedesco e si dice convinto del fatto che la sua omosessualità non sia un mistero per i suoi compagni di squadra. «Quasi nessuno ne parla, ma tutti devono saperlo». L'atleta ha ammesso di aver vissuto con qualche imbarazzo sotto la doccia, inizialmente, e che anche i colleghi potessero essere a disagio, ma «non ho alcun interesse per altri giocatori e a un certo punto la cosa è diventata poco importante per tutti. Alla fine, nonostante la loro reputazione, i miei colleghi non sono ignoranti».

    MINACCE - Il problema, allora, non è nello spogliatoio o nelle prevedibili battute da caserma che un coming out potrebbe suscitare. La vera «minaccia» è rappresentata dalle possibili ripercussioni a livello mediatico e nel rapporto con i tifosi: «Chi potrebbe mai spiegare alla folla indignata prima della partita che i gay in realtà sono uomini assolutamente normali e poi scendere tranquillamente in campo? Inimmaginabile». A gennaio l'ex presidente della Federcalcio tedesca (Dfb) Theo Zwanziger aveva chiesto ai giocatori di smettere di nascondersi (trovando la fiera opposizione del capitano della nazionale Philipp Lahm: «Siamo come gli antichi gladiatori, noi: un politico può fare coming out, ma non deve giocare davanti a 60.000 persone ogni settimana»), ma questo è ritenuto impossibile dal giocatore intervistato: «Se non devi andare allo stadio il giorno dopo puoi dire tutto. Forse se tutti uscissero allo scoperto la portata del problema sarebbe minore, ma ho poche speranze che accada». Il segreto cui quest'uomo si vincola ha, ovviamente, ripercussioni anche nella sua vita privata: «Un po' di normalità mi renderebbe felice, potere semplicemente andare con un partner futuro in un ristorante pubblico... Sarebbe un sogno».


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