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  • Genoa, dopo 4 anni il derby è tuo: cuore e tiki-taka, una vittoria che vale un campionato

    Genoa, dopo 4 anni il derby è tuo: cuore e tiki-taka, una vittoria che vale un campionato

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    Il derby di Genova numero 120 esce dalla bolla surreale dello stadio deserto e silenzioso (urla delle panchine a parte) e incorona il Genoa: 2-1. Congratulazioni ai ragazzi di Nicola che hanno lottato col cuore e con le gambe e meritatamente hanno portato a casa tre punti che valgono un campionato. La vittoria neutralizza il successo del Lecce sul Brescia e riconsegna al Vecchio Grifone una salvezza virtuale che una settimana fa sembrava una chimera. La Sampdoria salva e satolla ha giocato un po’ svagata e senza l’animo vorace che l’aveva assistita nell’en plein contro Udinese, Cagliari e Parma. La sfida l’ha deciso il danese Lerager, con un destro al fulmicotone favorito da un pasticcio di Bereszynski in uscita col pallone. Proprio Lerager al terzo minuto di recupero del primo tempo aveva infilato Audero, ma il gol era stato annullato da Guida su segnalazione del Var che aveva pescato un fuorigioco (questione di pochi centimetri) di Romero, peraltro scontratosi col portiere della Sampdoria in maldestra uscita alta. Il Genoa aveva guadagnato il vantaggio dopo 20’, grazie ad un calcio di rigore ineccepibile (fallo di Colley su Pandev) fischiato da Guida e trasformato da Criscito. Il provvisorio pareggio di Gabbiadini, alla mezz’ora del primo tempo, aveva rimesso in corsa una Sampdoria troppo molle, incapace di opporsi al palleggio lento ma insistito del Genoa. Troppa libertà a centrocampo per Schone, sui ritmi bassi il danese dice ancora la sua, troppi palloni gettati via malamente in fase di rilancio dai giocatori di Ranieri che invano si è sgolato per richiamarli ad una condotta di gara più solerte. 

    Derby surreale, ma derby reale. Il Genoa senza Soumaoro, Sturaro, Sanabria, Behrami e Cassata, col cuore stretto dalle angustie di classifica (+4 sul Lecce) e l’orecchio al risultato dei salentini. La Sampdoria a ranghi completi e il cuore nelle rose, matematicamente salva e ingolosita dalla prospettiva di scalare qualche altra posizione di classifica. Meglio il Genoa nei primi 20’, buona circolazione di palla, ma scarse puntate in area di rigore. Sampdoria alquanto rattrappita e schierata a ridosso dei propri trenta metri. A tratti sembrava di rivivere il balbettante primo tempo di Parma, centrocampisti schiacciati sui difensori e difficoltà a fraseggiare in mezzo al campo. Al tiki-taka genoano i blucerchiati oppongono qualche rilancio lungo che sortisce discreti effetti ma nessun frutto, anche per la scarsa attitudine al tiro preciso di Bonazzoli, toccato duro da Romero dopo 2’ e in evidente sofferenza fisica. Anche Ekdal ha avuto dei guai, mettendo male il piede destro si è procurato una distorsione alla caviglia e alla mezz’ora ha abbandonato il campo, sostituito da Vieira.

    Il Genoa ha avuto qualche sussulto, la difesa giocava alta e Iago Falque si muoveva fra le linee scalando da destra a sinistra e viceversa, incrociando a ridosso di Pandev che faceva da esca a Colley e cercava appoggi su Pinamonti, la punta centrale di Nicola votata al sacrificio. Il gioco è riuscito al 20’, su un pallone sbucciato  di testa in area da Yoshida, il macedone ha anticipato Colley che lo ha steso con la gamba destra. Rigore chiaro che Guida ha subito concesso. Dal dischetto Criscito ha bucato Audero con una botta centrale. Romero randellava da dietro (quattro falli in 25’) ma il match tutto sommato non è stato cattivo. Alla fine sei gli ammoniti, quattro per la Sampdoria, due per il Genoa. Poco dopo la mezz’ora il pareggio della Sampdoria pareggia. Jankto imbecca Bonazzoli a centroarea, destro ribattuto da Romero, il pallone impennandosi ricade sul destro di Gabbiadini che lo spara nel sacco, senza scampo per Perin. Manolo aveva deciso il derby dell’andata con un siluro di sinistro, il suo piede eletto. Finale con i fuochi di artificio. Lerager entra a tacchetti spianati su Vieira e si becca il giallo. Colley solissimo a cinque metri da Perin schiaccia malamente di testa il pallone calciato dal corner, Bereszynski si becca un giallo per un’entrata in scivolata su Pinamonti e al terzo minuto di recupero, sul corner di Criscito, Audero uscendo alto ha mancato la palla e si è scontrato con Romero. Nell’area piccola il portiere è intoccabile ma Guida convalida il gol. Senonché interviene il Var (Mazzoleni) che ha rilevato la posizione di fuorigioco del difensore del Genoa. Guida annulla il gol. Al riposo sull’1-1 ma il Genoa può recriminare. Ha giocato di più e meglio della Sampdoria.

    Ripresa, la Sampdoria sembra leggermente più tonica, ma è sempre il Genoa che macina palloni e giudiziosamente senza scoprirsi, stringe in avanti in cerca del varco buono. Ranieri sostituisce Bonazzoli con Quagliarella ma questa volta al capitano non riesce il gioco di prestigio. L’equilibrio sembra consegnato ai posteri, ma il Genoa ha più fame e più rabbia e al minuto 26, Jagiello contende furiosamente un pallone a Bereszynski sull’out di fondocampo, glielo strappa dai piedi e lo consegna a Lerager che non si fa pregare e scarica un destro potente sul primo palo che Audero, in ritardo, non riesce a neutralizzare: 2-1, Genoa. Tutto il resto è polvere di stelle, l’ingresso di Ramirez per Gabbiadini regala qualche lampo estemporaneo alla Sampdoria (un destro parato da Perin al 41’) e poi il cielo di Genova si tinge di rossoblù. Prima vittoria del Genoa nel derby dopo quattro anni: anche questo è un segnale, no?

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