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  • Genoa, Fiorentina, Palermo, Cagliari e Atalanta: si riparte!

    Genoa, Fiorentina, Palermo, Cagliari e Atalanta: si riparte!

    • Andrea Cevenini

     

     
    Erano partite con ben altri obiettivi, chi più chi meno. Chi sognava una rinascita dalle annate deludenti degli ultimi anni, magari condite da un tour nell'Europa che "non conta" è stato, di nuovo, ampiamento deluso. Chi pensava che salvarsi, dopo un'estate passata ad ascoltare sentenze, fosse più arduo che scalare l'Everest. E chi, pensando di cambiare finalmente la tendenza, ha riconfermato la solita mania di assumere ed esonerare allenatori come se fossero soldatini. Stiamo parlando, rispettivamente, di Genoa, Palermo, Fiorentina, Atalanta e Cagliari: le "sopravvissute" della lotta salvezza finale del campionato appena concluso. Bisognerebbe citare anche il Siena, ma visto la nuova bufera che ha travolto i toscani, non ci pare giusto parlarne fino a quando la giustizia non avrà detto la sua. Ma come si stanno muovendo le "survivor" della Serie A 2011-2012? Iniziamo con il Genoa. I grifoni hanno appena venduto il loro pezzo da novanta, Rodrigo Palacio, all'Inter. Preziosi ha confermato De Canio, che ha salvato una squadra all'orlo del baratro, ma sta rivoluzionando l'intera rosa come fa di consueto ormai ogni anno. Stock di giocatori comprati come se fossimo al supermercato, a questo sono stati abituati i tifosi rossoblù negli ultimi tempi. Che il problema di fondo sia proprio questo? Certo, se riuscisse a salvare Destro da squali come Juve e Inter riuscirebbe a rimpiazzare l'argentino con il codino: ma avere almeno più della metà della squadra che cambia ogni anno non giova di certo al gruppo: il rischio di ripetere un'altra annata storta c'è, a meno di non intervenire intelligentemente, e soprattutto meno frettolosamente. Situazione analoga a quella dei liguri è a Firenze. I viola quest'anno ne hanno viste di tutti i colori: Ljajic, Mihajilovic, Delio Rossi, le latitanze dal gol di Santiago Silva e Amauri, i casi Montolivo e Vargas, l'addio di Gilardino. Un'annata che ha distrutto in mille pezzi un progetto iniziato con Cesare Prandelli e concluso effettivamente in quell'ottavo di Champions contro il Bayern. I Della Valle hanno promesso di far ripartire il giocattolo, chiamando Pradè, ma sfogliando ancora la margherita per quanto riguarda la questione allenatore: Montella, Ranieri, Zola.. L'unica certezza e base del nuovo progetto è certamente Jovetic: il giovane montenegrino, se restasse, sarebbe il trascinatore della nuova era. Ma servono tasselli di qualità: il mosaico è ancora all'inizio. Il Palermo invece ha vissuto un'annata quantomeno desolante: partito con il debuttante Mangia che sembrava, a parole di Zamparini, ricalcare le orme di Wenger, si è arenato a fondo classifica con la successiva gestione Mutti. Nelle ultime ore è arrivato Sannino: tecnico bravo e navigato, che viene dalla splendida annata senese. Ma quanto resisterà anche lui? Il mercato boccheggia, i tifosi aspettano "botti" dal presidentissimo, ma tutto tace. La sensazione è che anche la prossima stagione sarà un remake di ciò che è stato visto negli ultimi anni, con i soliti cambi di panchina: finchè non si darà una calmata, Zamparini non riuscirà mai a costruire un progetto serio e adeguato alla piazza. Un difetto anche di Cellino, quello di scambiare allenatori come le figurine Panini: il Cagliari, che dovrà anche risolvere la grana stadio, a primavera è sempre salvo: ma poi, quando deve tirare fuori le unghie per ambire a qualcosa di più, cade come un castello di carte. La riconferma di Ficcadenti pareva già scritta per molti, ma non avrà tolto tanti sorrisi al presidente sardo. Concludiamo con l'Atalanta: la bella sorpresa della passata stagione si appresta a rinforzare una rosa che ha fatto vedere grandi cose: con la mano esperta di Colantuono e l'attento lavoro di Pierpaolo Marino, i bergamaschi, oltre all'impresa di salvarsi con una penalizzazione di sei punti, sono riusciti a portare ben due giocatori al ritiro di Coverciano pre-Europei, ovvero Cigarini e Schelotto. Ciò per dimostrare che non sempre snaturare la rosa con tanti acquisti o fare la collezione di allenatori paga: a volte basterebbe accontentarsi e lavorare duro.

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