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  • Genoa, i pm: 'Gli ultrà minacciarono Izzo, la società sapeva ma tacque'

    Genoa, i pm: 'Gli ultrà minacciarono Izzo, la società sapeva ma tacque'

    Emergono nuovi particolari sull'inchiesta aperta dalla Procura di Genova circa la presenza di un vero e proprio gruppo criminale all'interno della tifoseria organizzata del Genoa. 

    Secondo gli inquirenti che ad inizio giugno hanno sottoposto agli arresti otto capi ultrà rossoblù con le accuse, tra le varie, di associazione a delinquere, violenza privata ed estorsione, il gruppo negli anni avrebbe sottoposto altri tifosi e i tesserati del Grifone a diversi ricatti ed atti intimidatori, arrivando ad ottenere cifre economiche consistenti da parte della società guidata da Enrico Preziosi in cambio della garanzia della 'pace' sugli spalti. 

    Tra gli episodi più eclatanti riportati dai pm titolari dell'inchiesta, Francesca Rombolà e Francesco Pinto, emerge un'aggressione verbale ai danni dell'ex difensore del Genoa Armando Izzo risalente al 27 marzo 2017. Durante una cena in un ristorante cittadino, l'allora difensore rossoblù venne raggiunto ed accerchiato da un gruppo di tifosi, evidentemente scontenti per il pessimo andamento della squadra. Dopo aver fatto uscire il giocatore dal locale, gli ultrà avrebbero intimato a lui e ai suoi compagni di pensare meno al tempo libero e più al campo. Un messaggio che gli esecutori della minaccia avrebbero ricevuto ordine di portare al destinatario direttamente dai capi del gruppo criminale.

    Secondo un'intercettazione telefonica, il giorno dopo Preziosi avrebbe telefonato personalmente ad uno dei capi ultrà lamentandosi dell'accaduto: "Non accetto che qualcuno tocchi un mio dipendente o la mia squadra - disse il presidente al suo interlocutore - Izzo era in un ristorante e gli hanno rotto i coglioni in 15 di cui 10 ultrà. Io adesso metto tutte le cose in piazza perché ho le prove di tutto, perché mi sono rotto i coglioni”.

    Due mesi più tardi lo stesso Preziosi, interrogato dai pm, negò tuttavia di essere a conoscenza dell'episodio, non denunciando l'intimidazione subita da Izzo.

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