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  • Genoa-Samp è derby salvezza: il disastro di due dirigenze deboli in una città in crisi

    Genoa-Samp è derby salvezza: il disastro di due dirigenze deboli in una città in crisi

    • ​Renzo Parodi
    Una tv locale ha messo in onda sul servizio dedicato al derby della Lanterna numero 119 addirittura la messa di Requiem di Verdi. Altro che derby per l’Europa, a Genova si torna a lottare, in palio l’effimera supremazia cittadina, per salvarsi dalla serie B.

    Un salto all’indietro di quasi mezzo secolo: stagione 1973/74, Genoa e Sampdoria invischiate nel fondo della classifica, proprio come oggi. Derby di ritorno: chi perde è perduto: Finisce 1-1, la Sampdoria riacciuffa il pareggio a 14” dal 90’ (allora non era previsto recupero) grazie ad una funambolica rovesciata del vecchio centravanti Mario Maraschi. Al termine entrambe le squadre furono condannate a retrocedere ma, sorpresa, Verona e Foggia, pescate con le mani nel sacco, e condannate per illecito sportivo alla serie B, provocarono il ripescaggio in A della Sampdoria, che oltretutto era partita a -3 per via di un premio a vincere all’Atalanta. I beffati furono proprio i cugini.

    Altri tempi. Anzi, no. Tempi moderni, purtroppo attualissimi. Quart’ultimo posto per la squadra di Ranieri, terz’ultimo per i ragazzi di Thiago Motta. Un disastro che riflette la debolezza delle rispettive dirigenze – osteggiate con forza dalle due tifoserie – e alzando lo sguardo fotografa e rispecchia la crisi endemica della città di Genova, la più vecchia d’Italia per età media della popolazione, oltretutto bersagliata dalla sfiga epocale: i crolli della torre piloti in porto (2013), la caduta del Ponte Morandi (2018) con corollario di viadotti autostradali dichiarati inagibili perché pericolanti e conseguente collasso della viabilità, principalmente di quella portuale, arteria vitale della vita economica della Superba. E immancabile contorno di alluvioni, straripamenti di fiumi, frane e smottamenti qua e là nel territorio comunale e nell’intera Liguria. Per chi ci crede, la jella elevata a sistema.

    Ma il mugugno genovese - sulle galere dalla Repubblica di San Giorgio i rematori liberi (i cosiddetti buonavoglia) rinunciavano ad un po’ della paga in cambio del diritto a lamentarsi è un leit motiv consunto e inutile. Persino nel calcio, terreno fertile per le prefiche, si preferisce, avverte Ranieri, evitare di piangersi addosso. Il derby non perdona i cuori deboli, le gambe tremolanti, il sangue raggelato nelle vene. Vince, spesso, chi ha più voglia di vincerlo (o meno paura di perderlo). Classifica, stato di forma delle squadre, qualità degli organici sono ingredienti che svaporano nel pentolone ribollente del tifo, immersi nel crogiuolo bollente dello stadio Ferraris, in riva al bizzoso torrente Bisagno. Stavolta, nessun allarme meteo, si giocherà senza osservare il cielo. Probabile il tutto esaurito, già raggiunto per i sei nuovissimi sky box da 12 posti (con servizio catering) inaugurati proprio in occasione del derby.

    Il Genoa arriva dal pari stretto di Lecce, una mezza vittoria gettata al vento per inesperienza e un pizzico di supponenza. Thiago Motta dovrà rinunciare agli squalificati Pandev e Agudelo e medita un Grifone comunque offensivo, forse con Gumus e Saponara ad assistere Pinamonti, e Favilli pronto a subentrare in caso di bisogno. Non deflette, il tecnico italo-brasiliano, dal proprio credo. Al calcio si gioca sempre per vincere e pazienza se ci scappa qualche gol di troppo nella porta di Radu.

    Nelle sette partite guidate dalla panchina liberata da Andreazzoli, Motta ha raccolto una sola vittoria, all’esordio in casa col Brescia, tre pari (a Napoli, Ferrara e Lecce), e due sconfitte interne, con Udinese e Torino. Sei punti in sette gare sono un passo insufficiente ad approdare alla salvezza e occorre cambiare marcia. Radio spogliatoio assicura che la squadra è compatta al suo fianco, eppure spifferi maligni insinuano che una confitta nel derby gli costerebbe la panchina. Che non tutto fili liscio lo lasciano intendere le stesse dichiarazioni del tecnico che alla vigilia di Lecce aveva invitato chi non ama il Genoa farsi da parte e nel dopo gara aveva chiesto di restare in silenzio a chi parla senza conoscere come stanno le cose.

    Voci suggeriscono che l’arrivo del nuovo ds, Francesco Marroccu al posto di Stefano Capozucca, abbia spostato alcuni equilibri interni al club, irritando Motta. Come che sia, l’ultima (e unica) parola sulla sorte del tecnico sarà del presidente Preziosi.

    La perdita Kouamé (legamenti crociati del ginocchio sinistro, stagione finita) in teoria offrirebbe un solido alibi agli inciampi del Grifone. Non fosse che l’infortunio rimediato dall’ivoriano in nazionale ha fatto saltare la sua cessione al Crystal Palace per 22 milioni di euro, Preziosi aveva già individuato il sostituto, il centravanti svedese Tankovic, già sottoposto alle visite mediche, ma rifiutato da Motta.

    Pacifico che la squadra vada rafforzata sul mercato di gennaio, intanto però si deve raccogliere qualche punto: dopo la sfida con la Sampdoria, il Genoa viaggerà a Milano interista, riceverà il Sassuolo e dopo la pausa natalizia farà visita al Verona dell’ex Juric. Imperativo girare la boa dell’andata almeno a 16-17 punti. ​Motta parlerà alla stampa venerdì, alla vigilia del match. 

    Far di conto è un obbligo anche per la Sampdoria. Nelle otto gare guidate in panchina il tecnico romano ha raccolto due vittorie (a Ferrara e in casa con l’Udinese), tre pareggi casalinghi con Roma, Lecce e Atalanta e tre sconfitte, due esterne (Bologna e Cagliari) e una, l’ultima giornata, a Marassi col Parma. Nove punti in otto gare sono un bilancio lievemente migliore rispetto al Genoa ma non lasciano affatto tranquilli. Il gioco latita e le gare più convincenti, sotto il profilo del gioco e del risultato, la Sampdoria le ha giocate contro avversarie più forti (Roma e Atalanta) che hanno fatto la gara consentendole di chiudersi e ripartire negli spazi.

    Era accaduto anche a Cagliari, a meno di venti minuti dal 90’ la squadra conduceva per 3-1 ma finì battuta per 4-3. Una sconfitta che ha lasciato strascichi, non soltanto in classifica: La sconfitta col Parma è figlia anche di quella rocambolesca disfatta sull’Isola (dove la Sampdoria ha perduto anche il match di Coppa Italia) e incrinato la fiducia nell’allenatore e nella squadra.

    Quagliarella, tornato al gol a Cagliari, ha poi fallito il calcio di rigore dell’1-1 col Parma, l’ex capocannoniere dell’anno scorso latita a quota tre gol (due segnati dal dischetto) e molti dei problemi offensivi della Sampdoria stanno nel lungo digiuno del suo capitano. "Il derby è una partita speciale e azzera tutto: classifica, condizione fisica, chi sta bene e chi sta male", ha detto Ranieri nella rituale conferenza stampa. "Lo affronteremo con calma e determinazione. Mi aspetto un Genoa combattivo che rispecchi le idee del suo allenatore, conosco bene Motta l’ho avuto all’Inter come giocatore e mi arrabbiai moltissimo quando scelse di passare al Psg, difatti si spesse la luce…". Ranieri è invitto nei derby disputati a Roma, Milano e Torino alla guida di Roma, Inter e Juventus: 7 vittorie e un pareggio. "Ma quelli sono dati buoni per le statistiche, il derby è tutto da giocare e noi lo giocheremo col cuore".

    In vista del derby Ranieri ha recuperato il terzino destro Depaoli, colmando un buco vistoso sulla linea della difesa a quattro, malamente coperto dal centrocampista Thorsby. Ramirez ha smaltito lo stato febbrile e stante le assenze croniche di Bertolacci, Barreto, Bonazzoli e Bereszynski (attesi al rientro nell’anno nuovo), la formazione anti-Genoa è scontata, con un unico dubbio: Linetty o Jankto. Favorito il primo. Difesa a quattro formata da Depaoli, Ferrari,. Colley e Murru, centrocampo a tre (Vieira, Ekdal, Linetty o Jankto), Ramirez a galleggiare nella terra di nessuno, alle spalle del duo Quagliarella-Gabbiadini.  

    Inizio alle 20:45 di sabato, le squadre giocheranno indossando maglie speciali col logo dell’ospedale pediatrico Gaslini e successivamente saranno messe all’asta col ricavato devoluto all’ospedale genovese dei bambini. Con questo gesto Genoa e Sampdoria hanno già vinto entrambe.

    Fra i tifosi blucerchiati è ripresa la fibrillazione estiva. L’ha riaccesa la visita di Vialli in città, ospite - con quasi tutti i compagni dello scudetto - della cena di compleanno di Pagliuca, mercoledì sera nel ristorante “da Carmine”, storico locale della Samp d’Oro di Paolo Mantovani. La comparsa di Vialli accanto al “gemello” Mancini ha riacceso le speranze che Ferrero infine ceda la società. Lo scorso settembre l’affare sembrava in chiusura, ma al momento di firmare la cessione, Ferrero aveva rifiutato l’offerta presentata da Viali per conto dei magnati americani Dinan e Knaster: 50 milioni al Viperetta, 53 milioni a coprire i debiti pregressi del club e altri 40/50 milioni per finanziare il mercato invernale, i lavori allo stadio Ferraris e al centro sportivo di Bogliasco. Assediato dalle domande di cronisti e tifosi, Vialli si è trincerato dietro un “no comment” molto british. Troppo poco per giurare sul suo ritorno in pista, ma abbastanza per riaccendere la speranza in un nuovo assalto al fortino di Ferrero. Magari in tempo per operare sul mercato di gennaio

    Sul fronte rossoblù, viceversa, calma piatta. Nessun pretendente sta bussando alla porta di Preziosi che da mesi va dicendo di essere disposto a prendere in considerazione acquirenti affidabili. Dei quali peraltro non si intravvede neanche l’ombra. Il Genoa dunque resta ben saldo nelle mani del proprietario della Giochi Preziosi, in sella dal 2003. Troppi anni e troppe sofferenze per il popolo genoano, che si sfoga proseguendo la contestazione al presidente

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