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  • Genoamania: alla fine paga solo uno. Come sempre
Genoamania: alla fine paga solo uno. Come sempre

Genoamania: alla fine paga solo uno. Come sempre

  • Marco Tripodi
Forse è meglio così.
Aldilà dell'umiliazione, che pure brucia, probabilmente per il futuro del Genoa e dei suoi tifosi subire una sconfitta senza attenuanti né giustificazioni, come quella incassata dal Pescara, è stato un male necessario.

Certo, perdere 5-0 da una squadra che in 24 partite aveva collezionato la miseria di sei pareggi (tra cui uno proprio nella Marassi rossoblu) non è mai una cosa che si possa digerire facilmente. Eppure chissà se, dopo una batosta del genere, qualcuno non si dia finalmente una bella svegliata. Anche perché ora la situazione è diventata realmente insostenibile.

ESONERO - Aldilà della ricerca delle responsabilità che hanno portato a questa situazione, ora occorre prima di tutto cambiare rotta e cercare di riportare a galla una barca che fa acqua da tutte le parti. E per farlo la via da seguire è soltanto una: cambiare il capitano del vascello.

Personalmente non amo gli esoneri, troppo spesso usati per mascherare il pessimo lavoro svolto nei rispettivi campi da dirigenti e giocatori scaricando la responsabilità sulle spalle di un unico capro espiatorio. Ma pur ritenendo Juric il meno colpevole dell'attuale situazione del Grifone, il suo allontanamento mi sembra ormai inevitabile.

AMMUTINATI - A renderlo tale è soprattutto l'atteggiamento di una truppa svogliata che non ha nessuna intenzione di sacrificarsi per il proprio tecnico. Se così non fosse non si spiegherebbe altrimenti il comportamento di una squadra presentatasi all'Adriatico più con l'intenzione di prendersi una bella tintarella in vista dell'avvicinarsi dell'estate che di preservare l'onore della gloriosa maglia che indossa.
Non bastassero gli sguardi privi di fuoco agonistico dei rossoblu, per avere un'ulteriore testimonianza della scarsa indole mostrata dai giocatori del Genoa basta dare una rapida occhiata al taccuino dell'arbitro. Sul libro nero del signor Abbattista di Molfetta al momento del triplice fischio compariva il nome di un solo calciatore ospite: quello di Rigoni, ammonito dopo solo 9 minuti di gioco. Poi il nulla. Mentre da una parte c'era una squadra ormai spacciata e condannata ad un quasi certo ritorno in Serie B che tuttavia sbavava dalla voglia di regalarsi finalmente un pomeriggio di festa, dall'altra c'era un'accozzaglia di ragazzotti in calzoncini ai quali evidentemente non importava rendersi protagonisti di una figuraccia memorabile.

TUTTI COLPEVOLI - Succede così che quando la truppa non segue più il suo generale, la soluzione sia quella di sostituire quest'ultimo, non potendo cambiare l'intera truppa. A meno di non mandare in campo la squadra Primavera. Ipotesi certamente suggestiva che donerebbe quel sapore di rivincita all'ormai inacidito popolo rossoblù. Ipotesi la cui effettiva praticabilità è, ahimè, inesistente. Nessun presidente, tanto meno uno da sempre molto attento alle finanze come Preziosi, si sognerebbe mai di svalutare un intero parco giocatori mettendolo in blocco fuori rosa, oltretutto correndo il rischio di bruciarsi contemporaneamente decine di future plusvalenze provenienti dal vivaio.

Più semplice ed economico cambiare l'allenatore e sperare che magari il nuovo arrivato imiti quanto fatto da Zeman a Pescara. Tanto peggio di così non può andare. E se anche succedesse l'impensabile per la società c'è sempre un paracadute (milionario) al quale aggrapparsi...

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