Calciomercato.com

  • Genoamania: bravo Andreazzoli. Ma non paragonatelo a Gasperini

    Genoamania: bravo Andreazzoli. Ma non paragonatelo a Gasperini

    • Marco Tripodi
    180 minuti: tanto è bastato ad Aurelio Andreazzoli per fare rinnamorare del Genoa i suoi tifosi. Le belle prestazioni contro Roma e Fiorentina, coronate dai 4 punti messi in carniere, hanno spinto velocemente nel dimenticatoio l'orribile finale della passata stagione.

    In poche settimane il tecnico toscano è stato capace di compiere una vera impresa, ricompattando una critica che al momento del suo sbarco a Pegli vedeva il partito degli scettici in netta predominanza rispetto a quello degli speranzosi. Oggi, dopo appena due partite, i rapporti di forza tra le due fazioni sembrano essersi totalmente capovolti. Con il suo fare pacato ed educato e il suo pragmatismo tattico, Andreazzoli sembra aver conquistato ampi margini di consenso popolare, spingendo addirittura alcuni temerari ad incoronarlo erede di Gian Piero Gasperini. Forse è stata solo una suggestione dettata dal fatto di essere alla vigilia dell'ennesimo ritorno dell'allenatore piemontese davanti a quello che per anni è stato il suo pubblico, oppure siamo di fronte ad un comprensibile slancio di ottimismo dopo anni vissuti nel malinconico ricordo del Genoa che fu. In ogni caso il paragone appare quanto meno azzardato e prematuro.

    L'augurio che si può fare è ovviamente che costoro abbiano ragione e che con mastro Aurelio il Grifone possa davvero rivivere i fasti dell'era gasperiniana. Ma vaticinare oggi un simile destino appare quantomeno affrettato. Vero che spesso il buongiorno si vede dal mattino ma è altrettanto incontestabile che per scrivere la storia non bastano due paginette. D'altronde altri dopo l'addio di Gasperini sono riusciti ad iniziare con il piede giusto. Juric, ad esempio, che dopo aver collezionato in rapida successione gli scalpi di Milan, Juve e Fiorentina, del Gasp sembrava davvero l'erede naturale; oppure Ballardini che lo scorso anno collezionò 12 punti nelle prime sei giornate. Come andarono a finire poi quelle avventure, per un motivo o per l'altro, è quasi inutile ricordarlo.

    Sognare, soprattutto nel calcio, non solo è lecito ma è addirittura necessario per non far morire del tutto una passione che negli ultimi anni ha subito parecchi colpi ferali. Tuttavia non è neppure giusto illudersi perché in tal caso il risveglio rischia di essere traumatico. Lasciamo lavorare Mastro Aurelio senza scomodare imbarazzanti paragoni. E se proprio non si resiste a fare dei raffronti aspettiamo almeno ancora qualche mese.

    Altre Notizie