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  • Genoamania: ciao Piatek, solo un diamante è per sempre

    Genoamania: ciao Piatek, solo un diamante è per sempre

    • Marco Tripodi
    Breve ma intensa: non esistono probabilmente aggettivi migliori per descrivere la parentesi al Genoa di Kris Piatek. Appena quattro jmesi sono bastati al bomber venuto dall'est per riscrivere a suon di record un pezzettino di storia del club più antico d'Italia. Forse anche per questo, malgrado il suo fugace soggiorno sotto alla Lanterna, l'addio così repentino ai colori rossoblù lascia un grosso nodo in gola al popolo del Grifone.

    In un calcio in cui le bandiere hanno smesso di sventolare da un pezzo nessuno si era illuso di poter ammirare a lungo sul prato di Marassi le gesta del pistolero biondo. Soprattutto in una piazza abituata ad assistere al viavai di giocatori neanche fosse la portineria di un alberghetto ad ore. È evidente però che le parole a più riprese pronunciate dal presidente Preziosi riguardo alla permanenza di Piatek fino al termine della stagione suonino oggi come una beffarda illusione. È dunque comprensibile il sentimento di chi adesso si sente ancora una volta tradito da una politica societaria che per restare in piedi non ha alternative all'autofinanziamento.

    Ma l'impressione che ciò avvenga soltanto dalle parti di Pegli è una considerazione sbagliata. In un mondo che brucia tutto ad una velocità pazzesca, nel quale anche una foto sui social diventa obsoleta nel giro di mezza giornata, il calcio non fa altro che adeguarsi a questi ritmi forsennati. Non succede solo al Genoa di salutare anzitempo i propri beniamini. Accade un po' dappertutto. Per accorgersene basta dare un'occhiata ad un album qualsiasi di un paio di stagioni fa. Sfogliando le pagine di qualunque squadra si noterà che ben pochi sono i giocatori che nell'arco di qualche mese non hanno cambiato casacca. Una legge del pallone che coinvolge tutti, dall'ultima in classifica ai pluricampioni della Juventus. Alla faccia del vecchio motto: squadra che vince non si tocca.

    Una volta se chiedevi ad un bambino chi era il suo idolo ti rispondeva pronunciando il nome di qualche giocatore storico della squadra per cui tifava. E nella maggior parte delle volte quella ammirazione si protraeva nel tempo accompagnando la crescita del futuro ragazzo. Un idolo insomma era per sempre. Oggi di eterno sono rimasti soltanto i diamanti. Chi ad agosto viene acclamato come il messia, a gennaio rischia di essere uno dei tanti ad aver vestito per qualche mese quella maglia che resta l'unico vera costante nella passione calcistica di un tifoso. Almeno per il momento.

    Quanto a Piatek non resta che ringraziarlo per le intense emozioni che ha saputo regalarci. Grazie Krzystzof, è stato bello finché è durato ma ad ogni papa ne segue sempre un altro. E allora avanti con il prossimo.

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