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  • Genoamania:| Prevedibile... ma non così

    Genoamania:| Prevedibile... ma non così

    • Matteo Oneto

    Dopo quattro anni e mezzo Gasperini lascia la panchina rossoblù. Lo shock per i tifosi è stato forte: nessuno poteva aspettarsi una svolta così netta nonostante tutti sapessero che il rapporto tra presidente e ormai ex allenatore era logoro. La fine dello scorso campionato non era piaciuta, la sconfitta con il Chievo ha aperto la crisi, quella con il Palermo ha portato alla clamorosa decisione.

    Scelta impopolare e molto coraggiosa, quella di Preziosi, il quale ha ammesso di aver usato più la pancia che la testa. A stupire sono stati in tempi della decisione: c'è chi pensa che poteva farlo prima, a giugno dell'anno scorso, facendo ripartire il progetto Genoa con qualcun altro per dare una scossa all'ambiente. Altri pensano che fosse doveroso aspettare la fine di questa stagione per salutare Gasperson.

    Gasperini se va senza neanche al possibilità di guardare in faccia per l'ultima volta il suo pubblico, lo stesso che grazie a lui ha gioito per l'uscita dagli inferi della serie B e poi ha iniziato a sognare, con la qualificazione europea, un futuro di altissimo livello. Tutti i tifosi avrebbero voluto ringraziare con un ultimo applauso colui chi è riuscito a farli di nuovo innamorare del calcio, quello bello, veloce e spettacolare che per Gapserini non era un'utopia ma qualcosa di concreto, che questa gente meritava.

    La responsabilità di questa scelta è tutta nella mani del presidente Preziosi, che si è dimostrato se non altro temerario. Una svolta, forse, era quello che serviva; il rischio reale era quello di continuare a galleggiare a metà classifica perdendo così un anno che doveva invece essere vissuto da protagonisti. L'impressione è che la cosa più giusta sarebbe stato separarsi alla fine dell'anno scorso, quando il rapporto già si era incrinato, gli stimoli iniziavano a scemare e l'entusiasmo era pressoché sparito.

    La prossima volta che il popolo rossoblù rivedrà Gasperini, probabilmente - perché nel calcio mai dire mai - sarà sulla panchina avversaria. Nessuno si sarà dimenticato di lui, e a quel punto tutti potranno tributargli il ringraziamento che si merita, ancora una volta però nel momento sbagliato.

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