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  • Genoamania:| La favola di Jankovic

    Genoamania:| La favola di Jankovic

    Come ogni favola che si rispetti, anche questa potrebbe iniziare con il classico 'c'era una volta'. E allora: c'era una volta un ragazzo serbo capace, con il pallone tra i piedi, di grandi giocate, che lasciata la sua terra natale arrivò in Italia per mostrare a tutti il suo talento. Prima 'vita' a Palermo con Colantuono e Guidolin: il primo pronto a dargli fiducia, il secondo invece non lo capì molto. Nell'estate del 2009 Preziosi intravide in Jankovic il giocatore giusto per rinforzare la propria rosa: con lui arrivarono Thiago Motta e Milito, e la favola rossoblù si concluse con il quinto posto in campionato, fuori dalla Champions sul filo di lana, ma comunque in Europa. Ma Bosko vede arrivare, proprio in quell'estate di festeggiamenti e lavoro intenso, il suo nemico. D'improvviso, mentre il Genoa è in campo per un'amichevole, Jankovic sente un dolore fortissimo al ginocchio. Tutti si fermano, la situazione è grave e gli esami dei giorni successivi confermano la rottura del legamento crociato, e i sei mesi di stop. Come ogni buon eroe, dopo la prima battaglia persa Bosko Jankovic non si getta la spugna. Inizia a lavorare per tornare in campo il prima possibile.

    Il nemico lo ha messo al tappeto ma nessuno, lui per primo, ha sentito il gong del ko. Dopo sei mesi di calvario il serbo torna in campo, gioca tre partite: l'incubo sembra finito. Il nemico però, proprio come nelle favole, arriva a colpire proprio quando l'eroe sembra poter tornare a sorridere. In una maledetta sera di marzo le luci di San Siro si spengono ancora su Jankovic: altro infortunio, ancora il ginocchio, altro intervento e nuovo tunnel da percorrere lontano dai campi da gioco. Questa volta l'eroe ha il morale a terra: Palermo e Genoa, che ne detengono il cartellino, decidono di rinnovare la comproprietà. Un modo come un altro per decidere più avanti il futuro del giocatore. Il problema è che stavolta il futuro è davvero in bilico, il nemico non ha avuto nessuna pietà. Passano dieci lunghissimi mesi ed eccolo rientrare in campo: è un po' legato, quasi impaurito, ma chi non lo sarebbe con un nemico del genere dietro l'angolo, pronto a dare il colpo di grazia? La stagione passa tra panchina e tribuna, e l'estate si preannuncia nebulosa: il Palermo non lo riscatta e il Genoa non sembra volerlo tenere.

    Bosko Jankovic sembra destinato alla pensione anticipata, che nel calcio moderno significa un contratto da firmare con qualche squadra araba che sì ti ricopre di soldi ma non può darti le stesse emozioni di un club europeo. Per una volta, in questa favola, qualcuno arriva in aiuto al nostro eroe. Si chiama Alberto Malesani. Non ha un cavallo bianco, ma decide di puntare forte su Jankovic. Il serbo sente la fiducia, non gioca molto, ma ora sa di essere al centro di un progetto. Il suo modo di giocare cambia: niente più dribbling secchi ed esplosività nelle gambe, ma giocate per i compagni e quel destro da far esplodere per mettere paura ai portieri avversari. Come ogni favola il lieto fine deve avere un culmine di gioia, e il nostro eroe lo vive domenica 15 gennaio 2012. A Marassi arriva l'Udinese, che gioca meglio e passa in vantaggio. Nella ripresa però il Genoa non ci sta, e Jankovic in due minuti si prende il palcoscenico che gli spetta. Prima piega le mani di Handanovic regalando il tap-in facile a Granqvist, e poi con un terrificante destro al volo mette in porta il 2-1 che cambia la gara. Pochi giorni fa il Genoa gli ha rinnovato il contratto fino al 2014: il nemico è ormai battuto, Bosko è finalmente tornato.

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