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  • Genoamania: piccole gioie prenatalizie
Genoamania: piccole gioie prenatalizie

Genoamania: piccole gioie prenatalizie

  • Marco Tripodi
Si può essere felici dopo uno 0-0 in casa arrivato senza aver fatto neppure un tiro in porta e aver superato a stento la metà campo avversaria? Ovviamente sì, se la squadra che lo ottiene è il Genoa attuale e se l'avversario che ha di fronte è l'Atalanta schiacciasassi dell'ex idolo Gasperini.

Il punto ottenuto ieri sera contro i bergamaschi chiude finalmente un girone d'andata il cui termine è stato a lungo invocato e agognato dai tifosi rossoblù che da oggi possono finalmente concentrarsi su quella rivoluzione costantemente promessa dalla nuova dirigenza. Nel frattempo però ci si gode, nei limiti del possibile, l'ottimo pareggio strappato ieri sera alla Dea. Un pareggio che sa di speranza e di punto di ripartenza, sul quale costruire una salvezza che ad oggi appare ancora molto lontana. Anche alla luce della gara di ieri sera, tutto fuorché trascendentale. Ancora una volta Criscito e compagni sono apparsi incapaci di far male ai rivali, facendo trascorrere l'ennesima serata di relax al portiere giunto in visita al Ferraris.


Ma se là davanti il copione è stato lo stesso andato in scena già troppe volte in questa stagione, la variazione che non ti aspetti è arrivata sotto altre forme. A muovere la classifica rossoblù (oltre alla complice impalpabilità atalantina) sono stati il cuore, la testa e le gambe dei genoani. Praticamente tutto quello che era mancato nelle scorse partite, soprattutto nel derby e contro la Lazio. È bastata una gara un po' più attenta e la volontà di metterci sempre la gamba ai ragazzi di Andriy Shevchenko per interrompere un'emorragia di risultati che sembrava inarrestabile. E questo atteggiamento, più del punticino raccolto, è il vero risvolto positivo emerso dallo 0-0 di Marassi.

Per una notte il Genoa è tornato a lottare, in ossequio a quello spirito indomito che da sempre invocano i suoi tifosi e che gli stessi hanno riconosciuto dopo il triplice fischio. Una squadra conscia dei propri limiti, che sono tanti ed evidenti, ma non per questo rassegnata a stendere tappeti rossi all'avversario. Perché in fondo le salvezze si raggiungono anche così. Un passo dopo l'altro. Con sudore e un pizzico di buona sorte. Per il gioco, i gol e soprattutto la vittoria si prega di ripassare più avanti. Per adesso va bene così.

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