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  • Genoamania: con i se e con i ma punti non se ne fa

    Genoamania: con i se e con i ma punti non se ne fa

    • Marco Tripodi
    “Se avessimo un attacco decente...se l’arbitro avesse fischiato il rigore su Smalling...se non fossimo condannati a fare sempre da agnelli sacrificali delle grandi...”. Dopo il triplice fischio di Roma-Genoa il condizionale è il tempo verbale che più caratterizza il pensiero del tifoso rossoblù. Esattamente come era accaduto nel derby, mercoledì scorso, e con il Torino tre settimane fa sono le recriminazioni su ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato a monopolizzare l’attenzione collettiva del genoano.
     
    In effetti l’impressione che dall’Olimpico giallorosso il Grifone sia uscito con un bottino ben inferiore a quello meritato è tangibile. Ma aldilà delle sviste arbitrali (sempre all’ordine del giorno quando si fa una visita alla Capitale) e delle polveri bagnate di Destro&company, il calcio, come si sa, non è il pattinaggio su ghiaccio dove i punti vengono assegnati a chi più li merita. Nello sport della pedata conta una sola cosa, quella che la banda di Ballardini da un mese a questa parte sembra incapace di fare: i gol. Senza quelli punti non ne arrivano. E senza quelli ogni traguardo diventa un miraggio.
     
    Le statistiche d'altronde parlano chiaro. Nelle ultime cinque gare i rossoblù hanno raccolto tre pareggi e due sconfitte, segnando appena tre reti, due delle quali nella medesima partita. Un ruolino di marcia talmente scarno da rischiare di vanificare tutto il buono fatto nelle settimane precedenti dal Ballardini-quater. Altro che parte sinistra della classifica. Obiettivo che molti anelavano dopo il 2-1 inferto a sorpresa al Napoli lo scorso 6 febbraio. L’andamento lento accusato da Criscito e compagni da un mese a questa parte è una fragorosa sirena d’allarme che richiama tutti sull’attenti. Anche perché, come era prevedibile attendersi, chi fino a ieri sonnecchiava con i primi caldi primaverili si è risvegliato, riprendo a correre e facendo apparire quella zona rossa che sembrava così lontana sempre più vicina e minacciosa. La sensazione è che dopo l’insperata vittoria ottenuta sui partenopei il Grifone abbia più o meno inconsciamente staccato la spina, convinto di aver archiviato con ampio anticipo una salvezza che viceversa è ancora tutta da conquistare.

    E anche la scusante di un calendario particolarmente ostico regge fino ad un certo punto. Perdere, oltretutto fuori casa, contro Inter e Roma ci sta, così come un pareggio con il rampante Verona di Juric è tutt'altro che da buttare. Casomai può servire da aggravante il non aver portato a casa due successi fondamentali contro Torino e Sampdoria. Due vittorie sulla carta meritate ma a conti fatti mancate e che oggi darebbero tutto un altro peso alla classifica rossoblù.
     
    Ma, come scritto all’inizio, vivere con il condizionale, specialmente se coniugato al passato, ha poco senso. Meglio piuttosto concentrarsi su un futuro che nelle prossime tre settimane metterà sul cammino rossoblù altrettanti scontri più o meno diretti. Contro Udinese, Parma e Fiorentina, squadre dalla condizione e dalla classifica molto differente tra loro ma tutte apparentemente alla portata del Grifone, si deciderà il futuro prossimo del Genoa. Un futuro pieno di se e di ma. Esattamente come il suo recente passato.
     

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