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  • Genoamania: Ballardini sembra Mandorlini, ma non lo è...

    Genoamania: Ballardini sembra Mandorlini, ma non lo è...

    • Marco Tripodi
    Quattro punti nelle prime due partite: l'ottimo avvio della terza avventura di Davide Ballardini sulla panchina del Genoa combacia alla perfezione con quello avuto dieci mesi fa da un altro successore di Ivan Juric: Andrea Mandorlini.

    Subentrati allo stesso tecnico e accomunati dalla stessa origine geografica, essendo entrambi nativi di Ravenna, i due allenatori sono ora uniti anche dallo medesimo numero di punti raccolti nei primi 180 minuti in rossoblu. Ma le analogie tra Ballardini e Mandorlini si esauriscono qui. E per fortuna, verrebbe da dire visto il ruolino di marcia disastroso avuto dall'ex libero dell'Inter dei record alla guida del Grifone, che dopo il pareggio con il Bologna e la vittoria ad Empoli non riuscì più ad aggiornare la classifica nelle successive quattro partite disputate prima della richiamata di Juric.

    Ciò che diversifica l'avvio dei due tecnici romagnoli è il modo in cui il medesimo bottino è stato raccolto. Il poker di punti infilato da Mandorlini, per quanto risultato poi fondamentale per la futura salvezza del club, era parso fin da subito quasi una concomitanza di eventi casuali, frutto delle giocate estemporanee di un singolo giocatore, il fino ad allora è anche dopo evanescente Oliver Ntcham. Furono infatti due lampi della promessa mai mantenuta a consentire al Genoa di strappare in piena zona Cesarini prima un pareggio in casa col Bologna e poi una vittoria preziosissima ad Empoli. Che quei due incontri fossero illusioni lo si capì nel giro di poche settimane.

    Oggi la vittoria ed il pareggio accumulati da Ballardini sembrano avere un'origine ben più profonda. Ciò che impressiona è il modo di stare in campo di una squadra che fino a due settimane fa sembrava essere stata catapultata sul prato verde quasi per caso e che invece adesso dimostra di essere compatta e convinta di ciò che fa. Insomma, se i punti di Mandorlini sembravano frutto del caso altrettanto non si può dire per quelli racimolati da Ballardini.

    Forse è ancora prematuro dirlo ma questo Genoa pare davvero tutt'altra cosa rispetto a quello degli ultimi due allenatori alternatisi alla sua guida. Vero è che ieri molto probabilmente senza la follia di De Rossi la Roma difficilmente avrebbe lasciato punti per strada. Però questo fa parte del calcio e se il demerito di un giocatore avversario non può essere considerato un vanto per chi ne usufruisce, non può allo stesso tempo neanche esserne una colpa. Il Genoa ieri ha avuto il grande merito di reggere il confronto con una delle squadre migliori d'Italia e forse addirittura d'Europa, concedendo a Dzeko e compagni il minimo sindacale il fatto di occasioni da gol. E soprattutto ha avuto la forza mentale di non crollare una volta subito il vantaggio di El Shaarawy, rimanendo viceversa concentrata e fiduciosa di poter riequilibrare l'incontro. Certo, poi la fortuna ha avuto un ruolo determinante, ma come dice il saggio la buona sorte bisogna anche andarsela a cercare o quantomeno creare i presupposti affinché quando essa bussa alla nostra porta non corre il rischio di non trovare nessuno ad attenderla.

    Più che un auspicio, quindi, il fatto che il Genoa di Ballardini aldilà delle coincidenze sia molto diverso da quello di Mandorlini è una sensazione palpabile e reale. Come sempre però a darne conferma o smentita sarà l'unico vero giudice di questo gioco: il campo.

    Nel frattempo ai tifosi rossoblu non resta che aspettare, passando per una volta una settimana un po' meno tribolata rispetto a quelle vissute negli ultimi mesi. E già questo è un grande successo. Seppur provvisorio

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