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  • George Floyd: la storia dell’uomo che ha unito il mondo

    George Floyd: la storia dell’uomo che ha unito il mondo

    • Gianmarco Di Somma
    “He changed the world"

    Spontaneità e fierezza traspaiono dalle parole pronunciate da Gianna Floyd, la figlia di sei anni di George Floyd, il 46enne afroamericano scomparso pochi giorni fa a seguito dell’intervento brutale delle forze dell’ordine dopo il suo arresto.

    Il tragico evento, accaduto la sera del 25 maggio 2020 a Minneapolis, in pochi giorni è diventato un caso mediatico capace di acquisire una visibilità a livello mondiale. Troppo crudeltà impressa in quell’azione, un’immane sofferenza visibile sul volto di George, suggellata dalla celebre frase: I CAN’T BREATHE.
    La morte di Floyd ha dato il via ad una presa di posizione di massa del popolo americano, organizzando cortei e manifestazioni per battagliare l’ennesima ingiustizia subita da un cittadino americano, nella fattispecie un cittadino di colore, spesso schernito e sminuito in quanto essere umano dalla cultura americana. 

    La richiesta di giustizia per George ha smosso anche il mondo social, dove milioni di utenti hanno espresso il proprio cordoglio per questa tragedia utilizzando anche l’hashtag #blacklivesmatter o aderendo all’iniziativa Blackout Tuesday, una forma di protesta partita dal mondo della musica in cui si condivideva sul proprio profilo Instagram un’immagine totalmente nera.
    Il mondo dello sport ha preso a cuore questa vicenda, differenziandosi in
    diverse iniziative atte ad omaggiare e ricordare la tragedia accaduta.. 

    Il calcio ha i suoi esempi nell’esultanza di Marcus Thuram, figlio d’arte e giocatore del Borussia Mönchengladbach, inginocchiatosi dopo un gol o la medesima posa riproposta dai calciatori della Roma, durante un allenamento. Floyd Mayweather, ex campione di pugilato, si è offerto di pagare il funerale per Floyd, come messaggio di vicinanza alla famiglia. 

    Ma il messaggio di vicinanza più forte è stato espresso dalla NBA laddove tante stelle attuali e passati del basket, da Micheal Jordan a LeBron James passando per Stephen Jackson (colui che aveva sulle spalle Gianna nel video in cui ricorda il papà) hanno manifestato il proprio dolore, particolarmente legati alla vicenda riguardo l’odio immotivato verso le persone di colore.

    La tragedia accaduta ha smosso il cuore e l’umanità di tante persone, con la speranza che ciò che è che accaduto possa ricordare quanto sia importante il valore della vita di un individuo, a prescindere dal colore della sua pelle.
    Il mondo necessita di capirlo, lo sport deve capirlo poiché il razzismo è ancora un fardello che il calcio, in primis, si porta con sé e che non riesce a debellare. George Floyd ha unito il mondo, non permettiamo che la sua scomparsa sia vana. 

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