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  • Gilardino al Venezia di Inzaghi: quando il 'nemico' diventa una soluzione

    Gilardino al Venezia di Inzaghi: quando il 'nemico' diventa una soluzione

    • Matteo Serra
    "E' più facile perdonare un nemico che un amico", diceva William Blake. Lui lo diceva, Alberto Gilardino forse lo ha pensato quando ha ricevuto la chiamata del Venezia di Filippo Inzaghi. Se si cresce con l'idea di essere un attaccante a cavallo tra gli anni '90 e il 2000, uno dei modelli da prendere in considerazione è sicuramente Inzaghi. Gilardino ne ha per certi versi ripercorso, nella sua carriera, le orme, fino a raggiungerlo al Milan, dove però l'emulazione ha lasciato spazio al fastidio che solo un giovane che non trova spazio a vantaggio di un giocatore più anziano può provare. Adesso Inzaghi però allena mentre Gilardiano cerca gli ultimi gol della carriera. Uno ha bisogno dell'altro e per questo vecchi rancori vengono messi da parte. Gila dice sì al Venezia e non alla Cremonese, che per uno cresciuto nelle giovanili del Piacenza sarebbe stato difficile comunque da accettare. 

    LE ORME DEL GOL - Le maglie che hanno visto esultare Inzaghi e Gilardino sono in molti casi le stesse: Piacenza, Verona e Parma. Per entrambi l'ordine è il medesimo e per entrambi i primi momenti della carriera sono conditi da caterve di gol. Reti che attirano le attenzioni delle grandi squadre: Inzaghi prima di arrivare al Milan passa dalla Juventus, Gilardino ci arriva dal Parma con l'etichetta di futuro campione. Il primo per 35 miliardi di lire, il secondo per 25 milioni di euro. Quando Gilardino arriva al Milan il titolare è proprio Pippo Inzaghi. E' lui che indossa la maglia numero 9, è lui che gioca le partite importanti. Gilardino deve cercare di cogliere le occasioni che Ancelotti gli fornisce, ma quando conta gioca sempre Inzaghi. Pian piano Gilardino inizia a perdere fiducia in se stesso, abituandosi a quella odiosa sensazione di essere sempre in secondo piano. Inzaghi lo vede come un rivale, un giovane che prova a fargli le scarpe e che è da rimettere al proprio posto. A vincerla è Inzaghi, tanto che Gilardino, dopo non aver giocato la finale di Champions di Atene vinta contro il Liverpool nel 2007 chiede la cessione proprio perché non sente la fiducia. L'addio (verso la Fiorentina) arriva l'anno dopo, quando tra il Gila e il campo si è inserito anche un giovane brasiliano con l'apparecchio e la maglia numero 7. 

    L'ITALIA E IL VENEZIA - L'unica volta in cui Gilardino si vede messe davanti ad Inzaghi è nei mondiali del 2006: quando Lippi decide di far rifiatare il titolare Toni, il primo che si alza dalla panchina è Gilardino. Nemici amici ancora una volta anche nel successo più bello, quello di Berlino 2006. Per Inzaghi quella rossonera è stata l'ultima maglia indossata prima di iniziare la carriera da allenatore. Gilardino invece dopo aver lasciato Milano ha iniziato a girare: Fiorentina, Bologna, Genoa, l'esperienza cinese e quelle deludenti tra Palermo e Pescara. Adesso i due, che spesso sono stati l'alternativa uno all'altro, sempre uniti dalla congiunzione "O" cercheranno di salvare il Venezia, tornato finalmente in B. Gilardino cerca fiducia e minuti, Inzaghi gol salvezza. Magari nella laguna la congiunzione che li unirà sarà finalmente la "E", entrambi protagonisti di una grande stagione. In nessun luogo come un campo da calcio i nemici possono diventare amici. 

    @MattSerra5

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