Calciomercato.com

  • Gilardino:| Gol dopo 163 giorni

    Gilardino:| Gol dopo 163 giorni

    Prandelli lo schiera titolare con le Far Oer, lui apre le marcature e mette fine al digiuno.
    Firenze sblocca Gila, dopo 163 giorni.
    Ha ricominciato a mangiare, Alberto Gilardino, se il gol è il cibo di ogni attaccante, quello che insegui ogni domenica, sempre più maledetta quando lo stomaco ti resta vuoto. Ieri sera, seduto al tavolo di casa, la sua Firenze, con la maglia azzurra, gli sono bastati undici minuti: zuccata su calcio d’angolo, rete da centravanti, in mezzo all’area, il suo territorio.

    «Abbiamo dato un bel segnale - dirà alla fine il centravanti - e poi ho segnato, sono contento». Stava a digiuno dal 28 marzo scorso, 163 giorni. Astinenza che con la Nazionale s’allungava al 14 ottobre 2009, un’abbuffata: tripletta contro Cipro. Cominciava a preoccuparsi, come chiunque fa questo mestiere, anche se alla vigilia aveva allontanato gli spettri della patologia: «Il gol non è un’ossessione». Sì che lo era, vien da pensare, perché il solo parlarne era una mezza ammissione. Brutta roba, sempre, quand’è così non sai mai quando finirà. Quale miglior osteria dello stadio Franchi, dove tutti l’aspettavano. Come attendevano gli altri arruolati viola, De Silvestri e Montolivo. Oltre, va da sè, Cesare Prandelli, accolto da un’ovazione, seguita a ripetuti cori, prima che si attaccasse. Da queste parti, l’affetto si misura con l’ironia, e allora basti uno striscione: «Cesare, eri più bello alla Fonzie». Maglietta e giubbotto, come ai tempi della Viola. Gila, invece, ha sempre la solita tuta da lavoro, rifinita con un paio di scarpe rosse.

    Butta dentro la prima che gli offrono, e pazienza se non giocherà una partita da urlo, sbagliando un’altra occasione, piuttosto comoda. Nella ripresa esce quasi subito, ma tanto il lavoro è fatto: perché va bene aiutare la squadra, farla salire, difendere il pallone, ma poi alla fine conta i palloni che infili. I bocconi che mangi. Così campano i grandi centravanti. Gila scaccia i fantasmi e, un po’, pure la concorrenza, da Pazzini ad Amauri: «Con il Pazzo siamo molto amici, deciderà Prandelli. Io devo sfruttare le occasioni che mi dà: stasera ho giocato poco più di un tempo, ma mi sono fatto trovare pronto».

    Il ct aveva girato quelli con la targa numero nove, ma mai aveva trovato il gol. Non da Amauri all’esordio con la Costa d’Avorio, non da Pazzini a Tallinn. L’accontenta Gilardino, che sul menù, sarebbe anche il suo preferito, tanto da non chiamarlo neppure, nell’amichevole d’agosto: «Lo conosco già benissimo», spiegò il ct. Da sapere come sarebbe finita: «Mi aspettavo il gol di Gila», confesserà il tecnico. Davanti alla sua gente, e con il suo allenatore che ora gli è ct, non ha tradito. Ha bisogno di fiducia, quella che non ebbe al Milan, dove pure segnò: potrà averla in azzurro.
     


    Altre Notizie