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  • Giorgio Sandri:| 'I tifosi vanno ascoltati, non condannati'

    Giorgio Sandri:| 'I tifosi vanno ascoltati, non condannati'

     

    Domenica, in occasione di Lazio-Roma, saranno cinque anni esatti dalla morte di Gabriele Sandri, ucciso dall’agente di polizia Luigi Spaccarotella l’11 novembre del 2007. Le due squadre prima della gara ricorderanno Gabriele, come il padre Giorgio ha rivelato ai microfoni di Rete Sport:
     
    Che cosa rimane da raccontare di quello che è successo dopo la morte di Gabriele?
     
    Credo che la  morte di Gabriele in quel tragico 11 novembre del 2007 abbia segnato un punto importante quantomeno nella storia del calcio della città di Roma. Perché la famiglia si è trovata insieme a tutta la città, alle due tifoserie, sorretta e sostenuta con affetto e con amore. Sia da parte dei tifosi della Lazio che della Roma. Porto ancora nel cuore il derby del 2008 quando fui ospitato nella Curva Sud e fu un'emozione fortissima, quanto quando vidi Totti portare i fiori sotto l'immagine di Gabriele in Curva Nord. Tutto ciò ha lasciato qualcosa di incancellabile.
     
    Qual è la cosa per cui dire oggi "siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo"?
     
    Senza dubbio ciò che stiamo portando avanti con la fondazione: sono nati dei gruppo di donatori di sangue in tutta Italia. E' ciò che mi rende più orgoglioso. Vorrei ricordare che proprio domenica c'è la convocazione di tutti questi gruppi per donare. Credo che più di così non si possa fare: dare il sangue per salvare la vita di un'altra persona.
     
    Per cosa bisogna battersi ora per dare forza alla vostra fondazione?
     
    Abbiamo delle iniziative da portare avanti: una di queste, che ritengo molto importante a livello nazionale, riguarda domenica. Stiamo collaborando insieme a Lazio e Roma  per fare in modo che qualcosa di importante possa avvenire tramite la fondazione. Per ora lo teniamo ancora segreto, nella giornata del derby si saprà tutto.
     
    Qual è il bilancio degli aiuti ricevuti dal mondo del calcio?
     
    Il bilancio è positivo. La fondazione senza l'intervento della Figc non sarebbe mai nata: tutto ciò è potuto accadere proprio grazie ad Abete. Più di tanto il mondo del calcio non poteva fare. La vicinanza della Roma e della Lazio,a  5 anni di distanza, è importante: è una presenza costante.
     
    C'è qualcosa che l'ha colpita particolarmente in modo positivo in questi anni?
     
    Sicuramente quanto in maniera costante e quotidiana abbiamo avuto  momenti di solidarietà da parte della gente comune. Io in questi anni sono andato ogni domenica a trovare Gabriele, e ho sempre avuto modo di vedere che c'erano ogni volta oggetti nuovi da parte delle persone che vanno a trovare Gabriele. Parlo di sciarpe, fiori, bigliettini, foto. Ancora oggi accade, e credo sia la cosa più importante e una grande spinta ad andare avanti malgrado un dolore che ci porteremo dentro per tutta la vita.
     
    In che modo il mondo delle tifoserie vi è stato vicino?
     
    Ho girato in tutta italia e ho avuto modo di conoscere i ragazzi dell'Inter, del Milan, del Catania, del Lecce. Di tante squadre differenti. Credo ci sia un punto di comunione tra questi ragazzi: amore e rispetto. Va sottolineato, perché purtroppo tante volte si parla dei tifosi come cittadini di Serie B. Non è così. Sono il futuro dell'Italia, perché sono giovani e devono essere considerati come cittadini. E questo non va dimenticato. Ho sempre fatto queste battaglie. Ogni tanto vedo e leggo accuse verso le tifoserie, e mi viene voglia di urlare. Perché basterebbe soltanto poter avere un po' più di attenzione per capire tante cose, comprenderne meglio tante altre.
     
    La redazione di Rete Sport - www.retesport.it 

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