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Giustizia per Morosini: vogliamo sapere se poteva essere salvato

Giustizia per Morosini: vogliamo sapere se poteva essere salvato

Primo dovere per onorare la memoria di Piermario: non dimenticare. E' quasi l'una di notte e sto seguendo Matrix in tv. Alessio Vinci dedica la puntata a Morosini dopo che i suoi funerali sono stati celebrati a Bergamo.

L'intervista allo zio Abramo, la cui umanità e la cui semplicità sono tenerissime, è il primo pezzo forte della puntata.

Il secondo è l'inchiesta sulle cause della morte di Mario. La sgradevole impressione è che ci sia una gran puzza di scaricabarile, a giudicare dalla ricostruzione della vicenda, dalle immagini televisive, dal defibrillatore non usato, dalle dichiarazioni contraddittorie dei soccorritori, dalla difesa d'ufficio pronunciata dal professore in studio, demolita dal capo dello staff di pronto soccorsdo in azione a San Siro, un'autentica eccellenza del nostro calcio.

Scaricabarile: è proprio questo che non vogliamo. Lungi da noi l'intenzione di istruire processi sommari o di lanciare accuse a casaccio nei confronti di chicchessia.

Non siamo nè cardiologi nè specialisti del primo soccorso nè rianimatori nè barellieri: facciamo un altro mestiere, il mestiere di raccontare ciò che vediamo e di porre domande per ottenere risposte. Ciò che abbiamo visto e rivisto anche stanotte, in morte di Piermario a Pescara, non ci è piaciuto per niente. Troppi dubbi, troppe incertezze, troppi pareri discordanti, troppe ipotesi l'una contro l'altra.

Vogliamo giustizia per Morosini: vogliamo sapere se poteva essere salvato. Vogliamo sapere perchè gli sia stato praticato il massaggio cardiaco e perchè non sia stato usato il defribillatore quando la cardiologa piacentina, dottoressa Daniela Aschieri, intervistata da Luca Talotta per calciomercato.com, ha affermato: "Vista la causa della morte di Morosini, se si fosse applicato il defibrillatore entro un minuto, ci sarebbe stata una percentuale pari al 90% di salvezza per il ragazzo; entro due minuti la percentuale rimaneva alta, circa l'80%. E così via. Se però lo applichi dopo sei minuti, hai già perso il 60% di possibilità di salvare il paziente dalla morte. Inoltre, il defibrillatore ci avrebbe detto subito se Morosini era in arresto cardiaco oppure no". 

La magistratura pescarese sta indagando e sta lavorando con scrupolo. Le perizie sono in corso. Investigatori e medici si prendano tutto il tempo che serve loro, ma scoprano la verità.  Perchè, se qualcuno ha sbagliato, la morte di Piermario non deve rimanere impunita.

Xavier Jacobelli

Direttore Editoriale www.calciomercato.com

 

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