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  • Da Lerner a Saviano, gli Agnelli stanno perdendo i campioni di Repubblica

    Da Lerner a Saviano, gli Agnelli stanno perdendo i campioni di Repubblica

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Metti che Ronaldo, Dybala e Pjanic annuncino le loro dimissioni dalla Juventus perché  non si considerano più compatibili con la linea della società bianconera. La notizia farebbe certamente un gran rumore. E’ esattamente ciò che sta accadendo nel quotidiano La Repubblica uno degli organi di informazione italiani più celebri, recentemente passato insieme con l’intero Gruppo Gedi dalla gestione di Carlo De Benedetti a quella di John Elkann erede principe della Famiglia Agnelli. Gad Lerner, Enrico Deaglio e Pino Corrias ovvero tre firme storiche del giornale se ne sono andati. E l’emorragia di “campioni” non dovrebbe essere finita perché la medesima intenzione è stata per il momento soltanto manifestata da altri due popolarissimi opinionisti come Roberto Saviano e Michele Serra. Una fuga di cervelli che dovrebbe imbarazzare la nuova proprietà e preoccupare il direttore Maurizio Molinari imposto alla guida del timone dopo la cacciata assai poco elegante di Carlo Verdelli.

    Formalmente alla base di queste fuoriuscite piuttosto clamorose e anche dolorose per l’immagine de La Repubblica c’è proprio il modo con il quale la nuova proprietaria Exor si è liberata dell’ex direttore della Gazzetta dello Sport, senza manco un preavviso come se fosse stato un collaboratore domestico in nero. Verdelli, infatti, dal giorno del suo insediamento si era conquistato la fiducia e la simpatia di giornalisti e lettori seguendo e rinvigorendo la filosofia editoriale tracciata dai padri fondatori del quotidiano, in primis Eugenio Scalfari.
    Una rotta ideologica e politica cambiata in pochissimo tempo e con metodo assai radicale o comunque poco attento alla volontà della base dalla nuova gestione. Il segnale che più ha irritato i giornalisti e probabilmente anche i lettori più attenti è stato quello di aver “coperto” la spinosa questione del prestito con garanzia pubblica chiesto dalla FCA e concesso dal Governo. Per sette giorni la notizia non è comparsa sulla carta stampata, ma soltanto sul sito on line de La Repubblica. Una chiara volontà dello stesso Elkann a voler potenziare quello che lui ritiene dover essere l’informazione del futuro senza tenere troppo in conto la forza lavoro del passato e del presente.

    Altre, comunque, potrebbero essere verosimilmente le ragioni che stanno portando La Repubblica a perdere pezzi così importanti. Una in particolare. La nuova e annunciata discesa sul campo dell’editoria di Carlo De Benedetti ex azionista di riferimento della Gedi,  gruppo al quale fa capo il quotidiano, il quale è stato praticamente costretto dai suoi due figli in feroce lotta con lui a cedere la ”sua creatura”. L’Ingegnere torinese, oggi naturalizzato svizzero, ha sempre rappresentato l’altra faccia del capitalismo italiano e in particolare l’antitesi all’avvocato Gianni Agnelli del quale pure era stato collaboratore per un certo tempo. Mal sopportando la vedovanza editoriale De Benedetti tornerà in scena con il nuovo quotidiano Domani con il quale ha intenzione di sfidare proprio il suo vecchio amore. L’esordio avverrà a ottobre e non pare azzardato presumere che l’ingegnere abbia già aperto alla grande la sua campagna acquisti.

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