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  • Gli scontri tra tifosi erano pianificati e prevedibili: ecco cosa non ha funzionato

    Gli scontri tra tifosi erano pianificati e prevedibili: ecco cosa non ha funzionato

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Non doveva essere difficile prevederlo. Si bastonano, si accoltellano e talvolta si uccidono da più di 30 anni. La guerriglia fra tifosi napoletani e romanisti nell'autogrill di Badia al Pino (Arezzo), che ha bloccato per quasi un'ora l'autostrada del Sole, tagliando l'Italia in due, rischiando il morto, non sembra il frutto del caso. Appare, invece, ben pianificata con tanto di comunicazioni on line sul luogo, sull'ora, e sulla tattica.
     
    I napoletani, diretti a Genova, sapevano quando sarebbero passati i romanisti in direzione Milano. Sono arrivati prima, hanno parcheggiato i pulmini e, avvertiti da “pali” opportunamente dislocati, hanno cominciato a scagliare bengala, sassi, bottiglie contro auto e van dei romanisti in transito. Prontissimi, i tifosi giallorossi si sono fermati sulle corsie d'emergenza, sono tornati a piedi contromano,  imboccando l'uscita per affrontare, anch'essi con le proprie “munizioni”, i tifosi “nemici”. La polstrada non aveva chiuso il tratto, così molti automobilisti hanno rischiato tamponamenti per la nebbia improvvisa dei fumogeni e di essere colpiti dai sassi o dai bengala. I testimoni, anonimi perché hanno paura di parlare (come se si trattasse di camorra o di ndrangheta), dicono che non c'è scappato il morto per puro caso. Sembra che a Badia al Pino, ben triste “Ok Corrall” dove il tifoso della Lazio Gabriele Sandri fu colpito a morte da un poliziotto durante disordini simili, fosse presente, all'inizio, un minimo presidio di agenti.
     
    Era davvero imprevedibile l'agguato? L'odio, ormai atavico tra tifoserie un tempo amico, costituiva una sorpresa? Ci domandiamo questo mentre il ministro dello Sport Abodi rilascia un perentorio “Chi sbaglia paga!” perché alcuni “guerriglieri” sarebbero stati identificati. Non si pone il dubbio se davvero non si sia fatto di tutto per evitare un aggressione così violenta, prevedibile, e ampiamente pianificata sulla rete.
     
    Una risposta l'ha data la madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano colpito a morte, il 3 maggio del 2014, dall'ex capo ultrà romanista (e militante di estrema destra) Daniele De Santis: 'C'è una parte delle istituzioni che continua a essere sorda di fronte a un fenomeno che sembra sopito, ma a cui basta una scintilla per riesplodere. Le passerelle di qualcuno si sono perse nell'oblio'.
     

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