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  • Gol di Felipe Anderson, la Lazio non ha tradito il fair play: l'Inter ha torto per 3 motivi

    Gol di Felipe Anderson, la Lazio non ha tradito il fair play: l'Inter ha torto per 3 motivi

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Il gol di Felipe Anderson, che ha indirizzato e deciso Lazio-Inter, ha scatenato una rissa in campo e mille polemiche. C’era Dimarco a terra e i giocatori di Sarri non si sono fermati, evitando di buttare fuori la palla. C’è chi sostiene che non siano stati corretti e che non abbiano avuto fair play, e chi addirittura incolpa l’arbitro di avere sbagliato a non interrompere il gioco. Tutto sbagliato, a nostro avviso: i biancocelesti non sono stati affatto opportunisti, né la decisione di Irrati può essere discussa (semmai bisogna parlare della sua gestione della successiva bagarre, quella sì assai approssimativa). Gli interisti, insomma, a nostro avviso hanno torto a essersela presa in quel modo. Almeno per tre motivi.

    1. PER IL REGOLAMENTO - E’ l’arbitro l’unico soggetto deputato a interrompere il gioco quando c’è un calciatore a terra e lo deve fare solo in due casi: se il giocatore ha ricevuto un colpo in testa oppure se lo scontro che lo ha messo fuori causa è stato particolarmente violento; situazioni che richiedono l’intervento immediato dei medici per evitare guai peggiori. Questa norma mira a salvaguardare la correttezza della partita, evitando che si simuli un problema fisico per interrompere un’azione avversaria (situazione che, fuori da ogni ipocrisia, si verifica spesso, e in passato capitava ancor più frequentemente). Irrati, dunque, ha fatto bene a far continuare il gioco: Dimarco era stato steso da Leiva e probabilmente avvertiva dolore, ma le sue condizioni chiaramente non erano preoccupanti.

    PER LA DINAMICA DELL’AZIONE - Dimarco è finito a terra mentre l’Inter stava impostando un’azione d’attacco, che ha poi portato al tiro Lautaro Martinez. Irrati ha concesso il vantaggio proprio ritenendo che l’interista non avesse un problema grave e così ha agevolato i nerazzurri; se avesse fischiato la punizione in loro favore, quasi sicuramente ne avrebbe scatenato le ire. A quel punto, perché mai avrebbe dovuto fermare la ripartenza della Lazio? Sarebbe stata una decisione paradossale: l’Inter ha un calciatore a terra e sia i nerazzurri che l’arbitro ritengono non sia grave, al punto che si continua a giocare; si pretende però che siano gli avversari a fermarsi, una volta svanita l’azione d’attacco della stessa squadra di Inzaghi. Sarebbe stata una decisione senza senso, quella dei biancocelesti. I giocatori della Lazio non hanno affatto tradito il fair play, ma si sono comportati esattamente come quelli dell’Inter, che avevano un loro compagno a terra. Se i nerazzurri ritengono che non meriti assistenza immediata, devono forse essere i rivali a fermarsi?

    PER IL FUTURO - Magari è solo un’illusione, un auspicio. Però ci piace pensare che quanto successo allo stadio Olimpico in Lazio-Inter possa tracciare una strada: basta azioni interrotte perché un calciatore resta a terra e senza che l’arbitro fischi. Anche perché questo comportamento apre la strada ai simulatori. Non è il caso di Dimarco, sia chiaro (lui la botta dolorosa l’ha presa davvero), ma di chi fa finta di essersi infortunato e magari urla di dolore solo per interrompere un’azione pericolosa degli avversari.

    @steagresti

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