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  • Gundogan e la maledizione infortuni: in 8 anni saltati oltre il 30% dei match
Gundogan e la maledizione infortuni: in 8 anni saltati oltre il 30% dei match

Gundogan e la maledizione infortuni: in 8 anni saltati oltre il 30% dei match

  • Federico Zanon
Sfortuna, o forse è meglio chiamarla maledizione. Quella che ha colpito Ilkay Gundogan, centrocampista del Manchester City, costretto, a dicembre, a dire addio alla stagione. Gli esami odierni hanno confermato la prima diagnosi e i primi timori, contro il Watford il tedesco con origini turche ha riportato la rottura del legamento crociato del ginocchio destro che lo costringerà a passare i prossimi sei mesi tra infermeria e sala riabilitazione. "Tornerà più forte di prima" è stato il primo commento, ottimista, di Guardiola, che quest'estate l'ha voluto fortemente tanto da muoversi in prima persona per convincerlo a scegliere il City, non è dello stesso avviso il diretto interessato, descritto da chi gli sta vicino come molto provato dall'ennesimo stop fisico.

QUANTI INFORTUNI - Non ci voleva, un altro brutto infortunio proprio nel momento nel quale Gundogan aveva ritrovato sorriso e continuità sul campo, con 16 presenze tra Premier League e Coppe ricamate da 5 gol e 2 assist. Sarà costretto a stare fuori, a guardare i compagni dalla tribuna, quasi un'abitudine ai tempi di Norimberga e Borussia Dortmund. Come riporta il sito internet transfermarkt il nativo di Gelsenkirchen, infatti, ha saltato oltre un terzo delle partite negli ultimi otto anni. Dal 2009 non è stato a disposizione in 124 partite su 347, alle quali vanno aggiunte le 10 assenze su 26 match di questa stagione (solo una panchina, contro il Manchester United in Coppa di Lega). Gli infortuni? Di ogni tipo, il più grave alla schiena, che l'ha tenuto fuori oltre un anno, per un totale 88 partite complessive

DEVE RIALZARSI - Ora viene il difficile, rialzarsi e tornare a combattere. Bisogna spingere via i brutti pensieri, cancellare dalla testa la sciagurata ipotesi di ritiro, serve ripartire. Mentalmente prima che fisicamente. A 26 anni c'è ancora il tempo per tornare e lasciare il segno. 

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