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  • Hellasmania: derby, a volte ritornano

    Hellasmania: derby, a volte ritornano

    Torniamo un attimo al 18 maggio. Giusto per scovare la percentuale di chi associava il ritorno in serie A dell'Hellas, la lunga escalation verso una ritrovata platea del calcio, al gusto di una stracittadina perso troppo frettolosamente. Sarà per questo che nessuno ha ancora infiammato la vigilia o reso magari più appetitoso il tutto: proprio come la prima volta, quando il sapore della novità mescolava addirittura le due tifoserie. Di nuovo derby a Verona, la lunga assenza non fa che renderlo fuori dagli schemi. In effetti dodici anni di tregua non se li erano presi nemmeno le sfide di Genova (interrotte per sei anni) e Torino (arrivati a cinque).

    Il 18 maggio, dicevamo. Le analogie non si fermano qui: quella festa annunciata per il popolo del Verona così come l'imminente derby passano attraverso un Bentegodi stracolmo, con l'obbligata rassegnazione di chi non potrà esserci a fronte di qualche migliaia di posti che rimarranno vuoti. Situazione già vissuta nel giorno della promozione, col settore ospiti quale unico spicchio dello stadio destinato a non essere riempito. Il tifo dell'Hellas voleva stravincere, in questo senso.

    Si affronta l'ultima della classe, Verona mai così favorito se fosse qualsiasi altra partita. Anche la sequenza da record (e per i gialloblu siamo lì, pur trattandosi solo di gare interne) della Roma ha conosciuto una frenata. Squadra che scoppia di salute – nessuna defezione come mai era accaduto quest'anno – rende Mandorlini condannato a vincere. Un piacevole senso di responsabilità, quello che sgorga dopo aver ribaltato le gerarchie nel giro di pochissimo tempo. Ma lo slancio che darebbero i tre punti domani sarebbe senz'altro amplificato.

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