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  • Hellasmania: razzismo o non razzismo? Hellas, questa volta hai sbagliato tu

    Hellasmania: razzismo o non razzismo? Hellas, questa volta hai sbagliato tu

    • Alessandro Righelli
    Hellas-Milan, finita 0-1 per i rossoneri, poteva essere una partita, una vera partita, ma quando c'è di mezzo il razzismo, nulla può più definirsi "gara sportiva". I fatti di ieri sera sono stati gravissimi, e sottolineiamo bene la parola "fatti". Sì perché l'Hellas, nei minuti "post-gara", ha lanciato un sonorosissimo tweet, che ha fatto subito il giro della rete, entrando come un fulmine assai velenoso all'interno dell'opinione pubblica nazionale. Il comunicato, come sanno i più, ha preso le difese della tifoseria, accusata di aver sferrato ululati e cori razzisti (i tipici "buu"), contro il centrocampista rossonero Franck Kessié, oltre che insulti pesanti contro il portiere "Gigio" Donnarumma. L'Hellas infatti ha dichiarato, con una frase dal contenuto altamente ironico, che il fatto non sarebbe sussistito e che fosse stata solamente una "svista acustica" dei malpensanti (i giornalisti forse? Chi lo sa), dato il grande grado di Decibel prodotto dai cori della curva durante tutta la gara. Notizia odierna è che anche secondo il giudice sportivo tali insulti non sarebbero stati talmente chiari da averli potuti riconoscere come razzisti. Insomma, qualcosa che è stato prodotto, ma che a seconda dell'orecchio ha assunto note diverse. 

    Qui però è doveroso fermarsi e riflettere, perché non può essere tutto messo in un cassetto in questo modo, perché l'Hellas ha comunque sbagliato, e ora vi spiego il perché. Una società di calcio, davanti a fatti che riguardano il razzismo, presunti o tali che siano, non dovrebbe mai e poi mai esporsi a livello mediatico nel modo in cui si è esposta ieri sera l'Hellas Verona. Il razzismo è e deve sempre essere condannato, anche quando non vi è ancora una sentenza precisa. Nel post-gara sarebbe stata cosa migliore diffondere un comunicato, sia social che sul portale ufficiale, che dicesse chiaramente che tutta la società si schierava contro ogni forma di  coro razzista, a prescindere dal fatto che esso fosse stato più o meno prodotto. Nel caso estremo non volesse fare nemmeno questo, allora bastava non fare nulla; non scrivere nulla!

    Il mondo del calcio non ha bisogno di questi tweet. L'Italia non ne ha bisogno. Le società di calcio non dovrebbero cercare scusanti o puntare il dito verso soggetti non ben dichiarati, ma dovrebbero avere altresì la coscienza di quanto sia importante il loro ruolo in una cultura calcistica (e non) come la nostra, dove di veri esempi ahimé ne abbiamo (e anche troppi), affinché possano educare, nel limite delle proprie competenze, anche le frange più "accese" delle proprie tifoserie. Devono essere un esempio.

    L'Hellas questa volta non lo è stato, e perciò non ritengo in questo frangente di appoggiare la posizione della società, al di là, ripeto, del fatto che il fatto sia stato commesso oppure no. Speriamo comunque che la lotta ad ogni forma di razzismo sia sempre in atto perché il calcio è uno sport meraviglioso e ciò che lo rende tale è anche un semplice abbraccio dopo un gol fatto o subito, oltre ogni colore, oltre cultura.

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