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  • Herberger, dal nazismo al Miracolo di Berna, con l'ombra del doping: e la Germania vinse il suo primo Mondiale

    Herberger, dal nazismo al Miracolo di Berna, con l'ombra del doping: e la Germania vinse il suo primo Mondiale

    • Alessandro Bassi
      Alessandro Bassi
    Se è possibile individuare un momento preciso nel processo di formazione identitario della
    Repubblica Federale Tedesca, molti storici lo fanno coincidere con la vittoria della Nazionale tedesca dei Mondiali di calcio nel 1954. Quella vittoria ha contribuito a far risorgere il sentimento nazionale ai tedeschi, usciti distrutti dal nazismo e dalla Seconda guerra mondiale. Al timone della Nazionale tedesca campione del mondo nel 1954 c'è Sepp Herberger, già allenatore della Germania nazista.

    DALLA REPUBBLICA DI WEIMAR AL NAZISMO - Per quasi 30 anni Herberger guida la Nazionale tedesca. Prima quella griffata con la svastica, poi quella “Ovest” nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale. Dotato di spiccata personalità e tenace volontà, Joseph “Sepp” Herberger è sempre stato descritto come un uomo ossessionato dalla carriera. Sportiva, certo.

    Nato a Mannheim sul finire dell'Ottocento da una famiglia di umili origini, ben presto inizia a avorare e prende parte alla Prima guerra mondiale nell'esercito imperiale della Germania. Con la fine della guerra, agli inizi degli anni '20 gioca al pallone in un paio di squadre di Mannheim e termina la carriera a Berlino nella squadra del Tennis Borussia Berlin, dove inizia la sua carriera da allenatore. Appese le scarpe al chiodo Herberger si diploma istruttore di calcio all'Istituto Germanico di Educazione Fisica e con gli anni '30 inizia la sua collaborazione con la Federazione calcistica. Tutto ciò che fa Herberger lo fa con l'unico scopo di raggiungere i risultati che si èprefissato. È concentrato al massimo e la sua indole e la sua tenacia non lo mettono in conflitto con il regime nazista. Non sono noti momenti di aperta condivisione alle idee naziste di Herberger ma neppure di contrasto e ostilità. Alla stessa maniera guida la Germania nazista, accogliendovi i calciatori austriaci dopo l'Anschluss, così come lavora indefessamente negli anni '50 per la ricostruzione della Nazionale. Herberger ha una missione da compiere e tutte le sue energie le utilizza per fare grande la Nazionale tedesca, sia sotto il regime nazista, sia negli anni della Germania libera. Approfitta del disastro della Nazionale ai Giochi olimpici di Berlino per diventare Commissario Tecnico, ruolo che non abbandonerà sino al 1964. Durante gli anni tragici della guerra Herberger, sempre pronto a tutelare e proteggere i suoi calciatori, predispone una lista di 25 giocatori da far richiamare dal fronte. È quella che viene conosciuta come “Operation Heldenklau”, una lista di calciatori che Herberger stila anche per le amichevoli al fine di far rientrare dal fronte i propri calciatori e proteggerli.

    MIRACOLO DI BERNA - Appena terminata la Seconda guerra mondiale tiene corsi rivolti agli allenatori presso la Nuova Università Sportiva di Colonia e contemporaneamente con pazienza e caparbietà ricostruisce pressoché dal nulla la nuova Nazionale attorno al fuoriclasse Fritz Walter. Herberger plasma un gruppo abbastanza eterogeneo e riesce a portare la Germania a vincere la Coppa del Mondo del 1954 avendo la meglio sull'Ungheria. Non un'Ungheria qualsiasi, bensì l'Aranycsapat, la Squadra d'Oro, quella che negli anni '50 dava spettacolo in giro per il mondo e sommergeva di reti tutti gli avversari, maestri inglesi compresi. Herberger è uno che studia molto, gira tutta Europa per vedere calciatori e studiare varianti tattiche e punti deboli degli avversari. In Svizzera nel 1954 piega a suo vantaggio il bislacco regolamento, Herberger nel girone decide di
    utilizzare la partita contro l'Ungheria per studiare bene gli avversari, non curandosi del
    risultato, lasciando fuori mezza squadra titolare. E concede licenza ai suoi difensori di
    picchiare duro su Puskas. La semifinale per i magiari è una vera e cruente battaglia, per la
    Germania una passeggiata. In finale l'Ungheria parte forte e si porta avanti 2 a 0, pur avendo Puskas che gioca zoppicando vistosamente, ma poi a lungo andare le forze vengono meno e la stanchezza si fa prepotente, mentre i tedeschi corrono senza sentire la fatica e firmano una clamorosa rimonta che passerà alla storia come il “Miracolo di Berna”. E il 3 a 2 finale premia una Germania sì non bella come la Squadra d'Oro magiara, ma senz'altro più brava a gestirsi nel corso del torneo. Merito di Herberger che in quelle settimane compie il suo capolavoro. Plasma un gruppo di giocatori fisicamente molto dotati, lavora sulla tenuta atletica e fisica, lasciando le giocate di fino al fuoriclasse Fritz Walter. Herberger sa farsi voler bene, parla molto con i suoi uomini ed è attento alle loro esigenze, anche quelle extra calcistiche. È un leader che sa farsi seguire dai propri
    giocatori.

    DOPING? - La Germania neppure dieci anni dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale diventa la prima potenza calcistica mondiale. Eppure quella vittoria si tenta sin quasi da subito di macchiarla con illazioni e sospetti. Poche settimane dopo il trionfo di Berna quasi tutti i componenti di quella spedizione sono colpiti da una strana malattia, una specie di itterizia che li costringe a sospendere la carriera agonistica. Iniziano quindi a circolare maldicenze, voci incontrollate. Anche se veri controlli antidoping all'epoca non ci sono, si sussurra di doping. Pervitin, nello specifico. Il Pervitin era un'anfetamina che già sul finire degli anni ' 30 il regime nazista somministrava ai soldati e il dubbio che sia stato utilizzato anche dalla Nazionale tedesca ai Mondiali del 1954 c'è, ma non è mai stato provato. Il fatto strano è che di itterizia viene colpito anche Herberger, il quale trascorre alcune settimane in cura. Quindi torna a guidare la Germania anche ai mondiali del 1958 dove si deve arrendere ai padroni di casa della Svezia e si piazza al quarto posto. Lascia la guida della Nazionale nel 1964, dopo 28 anni e 94 vittorie in 167 incontri, con la Germania Ovest ormai stabile nell'elitée del calcio mondiale. Poche settimane dopo il suo ottantesimo compleanno, nell'aprile del 1977 Herberger muore per infarto, non prima però di aver inaugurato la fondazione Sepp-Herberger-Stiftung impegnata in attività di promozione del calcio giovanile e di sostegno a calciatori diversamente abili.

    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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