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  • Heysel, parla un sopravvissuto: 'Una porta arrugginita unica via di fuga'
Heysel, parla un sopravvissuto: 'Una porta arrugginita unica via di fuga'

Heysel, parla un sopravvissuto: 'Una porta arrugginita unica via di fuga'

Carmelo Di Pilla, fotografo sopravvissuto alla strage dell'Heysel di 35 anni fa ricorda quel tragico giorno: "​Avevo prenotato la tribuna con tre amici, scoprimmo d’essere in curva quando ritirammo i biglietti e nemmeno ce la prendemmo più di tanto: contava esserci ed eravamo felici, volevamo cancellare la delusione di Atene dove avevamo visto festeggiare l’Amburgo", dichiara a La Stampa. 

TRAGEDIA ANNUNCIATA - "​Si respirava un clima di festa, eppure un paio di cose mi trasmisero sensazioni bruttissime. ​Nel grande parco davanti all’Heysel sciamavano gruppi di inglesi già ubriachi. E la struttura mi apparve subito inadeguata: l’ingresso del nostro settore era una porticina rugginosa. Ci sistemammo lungo la scalinata centrale. Ricordo i gradoni fatiscenti, i sorrisi delle persone attorno e le bandiere della Juve, però mi inquietava quell’onda rossa che diventava sempre più gonfia e minacciosa: i tifosi del Liverpool urlavano e spingevano, lanciavano sassi e bottiglie rotte, guardavo dalla loro parte e li vedevo sempre più vicini. ​Entrò in campo Grobbelaar, afferrai la macchina fotografica e cominciai a scattare. Vidi che erano le 18.50, la strage si consumò poco dopo. Grida e rumore. Paura e affanno. Gli hooligans entrarono tutti insieme nel nostro settore, l’onda rossa tracimò e travolse tutto: mi mancava l’aria, non avevo voce per gridare aiuto, mi sentii spinto in avanti e sballottato, calca e dolore, poi soltanto buio".

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