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  • Hughie Gallacher, il tragico idolo del Newcastle: i gol, la cattiveria, la birra e la drammatica lite con i figli...

    Hughie Gallacher, il tragico idolo del Newcastle: i gol, la cattiveria, la birra e la drammatica lite con i figli...

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    A Newcastle upon Tyne amano il calcio come in nessun’altra parte d’Inghilterra. Su questo non si accettano discussioni. E non importa se la bacheca non è piena di titoli, se le delusioni, le sofferenze e le difficoltà sono state, nei quasi 130 anni di vita del NEWCASTLE FOOTBALL CLUB, di gran lunga superiori alle gioie, ai trionfi e ai successi. A Newcastre upon Tyne si AMANO i propri colori, il bianco e nero di una maglia che per questo “popolo” del Nordest dell’Inghilterra, da sempre zona operaia e troppo spesso depressa ed economicamente in difficoltà, significano molto di più che andare allo stadio al sabato pomeriggio a supportare il proprio team. Essere amati a Newcastle è per un calciatore qualcosa di diverso che esserlo in qualsiasi altra parte del Regno Unito. Diventi un semidio. E proprio perché da queste parti VINCERE è sempre stato più difficile che altrove allora finisci per innamorarti di un simbolo, un calciatore che rappresenti il Club, la città e tutto il popolo Geordie.

    Chiedete ad Alan Shearer cos’è l’amore della gente di Newcastle. Chiedetelo Kevin Keegan o a Malcolm Macdonald, oppure andando più indietro nel tempo a Jackie Milburn. Tutta gente che è passata da queste parti, che ha scelto Newcastle quando c’erano possibilità diverse, magari più remunerative o foriere di successi. Qualche trofeo in meno e magari un conto in banca meno sostanzioso … ma chiedete a tutti loro se avrebbero fatto a cambio con l’amore ricevuto qui. Avrete la stessa identica risposta.

    Prima di tutti questi campioni ce n’è stato un altro che ha fatto a apripista a questa sorta di devozione, di riconoscimento iconico e totale. Il suo nome è Hughie Gallacher, uno scozzese di poco più di 160 centimetri di altezza ma che è stato il primo vero gigante nella storia di questo inimitabile Club.

    Siamo nel giugno del 1957. Hughie Gallacher è tornato a casa dalla solita visita serale al pub. Ha sempre bevuto le sue “Newcastle Brown Ale” fin da quando, tanti anni prima, era l’idolo del Newcastle Football Club. Da qualche anno però la situazione gli è un po’ sfuggita di mano. Esattamente da quando, sette anni prima, un cancro si è portato via la sua adorata Hannah. Da allora ha dovuto crescere da solo tre figli e qualche volta il peso si è rivelato molto difficile da sostenere. Come tanti prima e dopo di lui finita la carriera si è accorto che il mondo fuori da un campo di calcio è assai più complesso, storto e balordo di quel rettangolo verde dove, se hai talento, passione e spirito di sacrificio, prima o poi il risultato arriva sempre. Tante attività, tanti tentativi di inserirsi, di trovare un posticino per uno che un quarto di secolo prima aveva fatto innamorare un popolo intero: quello dei “Geordie” di Newcastle upon Tyne, che quando si tratta di amare davvero non sono secondi a nessuno. … chiedetelo se volete ad Alan Shearer o a Kevin Keegan o a Malcolm Macdonald … Ha fatto perfino il giornalista. Aveva la lingua tagliente quando giocava, con avversari e arbitri e la sua penna non era differente. A volte persino troppo. Tanto da vedersi rifiutare l’entrata nel “suo” St. James’ Park per qualche commento troppo polemico e distruttivo verso i “Magpies”.

    E ora, a 54 anni, non sono rimaste che tre stanze in affitto a Gateshead, una manciata di sterline sul conto corrente e tre figli di cui solo il primo si è ormai reso indipendente, diventando un meccanico della RAF. Quando torna quella sera dal pub in casa c’è solo Matthew, il più piccolo dei tre. E’ il più ribelle, il più testone … è quello che assomiglia di più al padre. Hanno una discussione, una delle tante. Hughie Gallacher perde il controllo. Lo faceva anche in campo ogni tanto. Mai stato cattivo ma sangue caldo, da scozzese fiero e combattivo. Lancia un portacenere che colpisce il figlio Matthew alla fronte. Dalla ferita esce del sangue, tanto sangue. Matthew è un po’ stordito ma ferita a parte non ci sono altre conseguenze. In quel momento però rientra Hughie Junior, il figlio più grande. Quello che vede lo spaventa e lo fa arrabbiare. Nasce una discussione violenta con il padre, che si scusa e che tenta di giustificare l’accaduto. Accorre un vicino. Chiede al fratello maggiore se deve chiamare la polizia. Hughie Junior acconsente. Arrivano addirittura quattro poliziotti che portano via l’ex gloria del calcio come un assassino o uno stupratore. Mentre lo portano via Hughie Junior gli urla di tutto, compreso l’ammonimento a non farsi più vedere in quella casa. La cosa assume proporzioni enormi, esagerate viste le circostanze. I tabloid ci sguazzano. Allora non era molto diverso da adesso. Hughie Gallacher è distrutto. Sono in molti a ricordarselo camminare lentamente, come un automa per le vie di Gateshead rispondendo a malapena ai saluti dei passanti, lui di solito sempre così gioviale e sorridente. Pochi giorni dopo, per il 12 giugno, viene fissata l’udienza in tribunale. Non ci sarà nessun processo. Il giorno prima due ragazzi vedranno Hughie Gallacher camminare avanti indietro dal piccolo ponte nei pressi del “Dead Man’s crossing”. Se lo vedranno passare davanti, mormorare uno “scusate” imbarazzato e poi gettarsi sotto il treno che da Londra va ad Edinburgo. Un peso di troppo da sopportare, l’ennesimo, per le sue piccole spalle di un uomo che era stato così profondamente amato a Newcastle come nella sua Scozia.

    Hughie Gallacher, nato a Bellshill, cittadina mineraria a sud di Glasgow, in miniera c’è andato davvero. Come tutti da quelle parti. La svolta arriva durante una partita della squadra Juniores del Bellshill. Quando fanno la conta si accorgono che manca un calciatore. Guardano tra le poche decine di spettatori presenti e chiedono se c’è qualcuno che non abbia ancora 18 anni che sappia giocare a pallone. Hughie si offre. Gioca e segna il gol del pareggio nell’uno a uno finale. Dopo meno di un anno fa il suo esordio nella Nazionale Juniores di Scozia. Avversaria è l’Irlanda. Sarà ancora lui a segnare il gol del pareggio, con uno splendido colpo di testa ad una manciata di secondi dal termine. … dall’alto dei suoi 164 centimetri … L’anno successivo gioca già nella First Division scozzese, con l’Airdrieonians. Saranno 4 stagioni memorabili per il defunto Club del Lanarkshire, con tre secondi posti in campionato e l’unico trofeo della storia del Club, la Coppa di Scozia conquistata nel 1924 in finale contro l’Hibernian. In 129 incontri con l’Airdrie Hughie Gallacher segnerà la bellezza di 100 reti. Ormai è un nome talmente grande per il calcio scozzese che a sud del Vallo di Adriano si è scatenata una furibonda asta tra le grandi del campionato inglese. A nulla servono le minacce dei tifosi dei “Diamonds” che si presentano in massa sotto la sede del club con diverse taniche di benzine dichiarandosi pronti ad incendiare la tribuna principale di Broomfield Park, lo stadio del Club, nel caso la società decidesse di vendere il loro beniamino.

    A spuntarla è il Newcastle pronto a sborsare l’impressionante cifra di 6.500 sterline per il piccolo centravanti scozzese. Siamo nel dicembre del 1925 Gallacher è accolto come un eroe e l’esordio con i nuovi colori tiene fede alle premesse. E’ uno spettacolare tre a tre contro l’Everton del grande Dixie Dean che segnerà tutti e tre i gol dei Blues mentre Gallacher si dovrà “accontentare” di una doppietta. Al termine di quella sua prima “mezza” stagione metterà a segno la bellezza di 23 reti in 19 partite. Ma il capolavoro arriverà nella stagione successiva. Hughie Gallacher diventerà capitano del Newcastle e questa nuova importante responsabilità alzerà ulteriormente il suo rendimento AL termine della stagione 1926-1927 il Newcastle, dopo aver vinto la strenua resistenza dell’Huddersfield e dei rivali del Sunderland, alzerà al cielo il suo quarto titolo di campione d’Inghilterra … a tutt’oggi l’ultimo conquistato dai Magpies.

    Gallacher chiuderà la sua carriera al Newcastle nell’estate del 1930 quando il Chelsea deciderà di sborsare una cifra tale da non poter essere rifiutata dal club del St. James’ Park: si parla di almeno 10 mila sterline sborsate dal manager David Calderhead per il suo cartellino. La carriera con il Newcastle terminerà con un impressionante score: 143 reti in 174 presenze, con un media superiore all’82%, qualcosa che nessun altro grande numero 9 della storia del Newcastle riuscirà mai a superare.

    Anche dopo il Chelsea, dove continuerà a segnare con impressionante regolarità, non deluderà mai, in nessuno dei club nei quali militerà in seguito. Diventerà un idolo al Derby County e al Notts County e dopo una breve parentesi al Grinsby tornerà nel suo amato Tyneside, questa volta con il piccolo Gateshead, cittadina ad un tiro di schioppo dalla sua Newcastle. La sua sola presenza triplicherà le presenze nel piccolo Redheugh Park, che nel periodo in cui Hughie Gallacher era al club raggiungeva regolarmente le 20 mila presenze. Si ritirerà nel 1939 a 36 anni rimanendo a vivere a Gateshead con la famiglia.

    ANEDDOTI E CURIOSITA’
    Una delle passioni di Hughie da ragazzo oltre al calcio era il pugilato
    . Era frequente vederlo allenarsi in una palestra di Hamilton e incrociare i guantoni contro ragazzi molto più alti e prestanti di lui. “Non ho mai avuto paura. Mai. E il ring mi è servito molto per irrobustirmi e capire che anche su un terreno di gioco potevo farmi rispettare da chiunque”. Gallacher si sposa giovanissimo. Non ha ancora 18 anni quando si lega in matrimonio con Annie McIlvaney, una coetanea conosciuta quando lavorava in miniera. Uno dei figli avuti dalla coppia, Jackie Gallacher, fu un eccellente attaccante del Celtic negli anni ’40 prima che un grave infortunio ne ridimensionasse una promettente carriera. Il divorzio doloroso e sofferto con Annie, avvenuto nel 1923, costò un patrimonio a Gallacher che fu addirittura giudicato da un tribunale “insolvente” mentre era un affermato calciatore di First Division con il Chelsea.

    Come calciatore Hughie Gallacher era considerato un autentico fuoriclasse. Nonostante la sua bassa statura (164 centimetri) e un fisico asciutto era praticamente impossibile da fermare. Una tecnica sopraffina, grande velocità ed una intelligenza calcistica fuori dal comune. Una delle sue giocate più classiche era quella di arretrare fin quasi alla linea di centrocampo per ricevere palla dai compagni, girarsi e “puntare” i ben più robusti (e lenti) difensori avversari prima di scaricare le sue micidiali conclusioni o di mettere in porta i compagni con preziosi assist dopo avere attirato su di sé l’attenzione della difesa avversaria. Proverbiale anche la sua elevazione che gli permise di segnare un impressionante numero di reti di testa.

    Nonostante amasse (senza mai avere problemi conclamati di alcolismo) la sua birra e fumasse regolarmente due pacchetti di sigarette al giorno (le celeberrime Woodbine) era un professionista serissimo, quasi maniacale nella cura dell’allenamento e sempre alla ricerca di nuove giocate per migliorare il proprio gioco. Celebre fu il suo esordio con il Newcastle. Arrivato dall’Airdrie pochi giorni prima fu mandato in campo praticamente senza mai allenarsi con i compagni. Racconta il difensore del Newcastle Charlie Spencer che “quando lo vedemmo negli spogliatoi poco prima di scendere in campo contro l’Everton ci chiedevamo se era davvero questo piccoletto quello per cui la società aveva appena rotto il salvadanaio. Poi entrammo in campo e dopo neanche dieci minuti ricordo che ci guardammo in faccia tra di noi. Chi era a bocca aperta, chi con un sorriso a 32 denti e chi con il pollice alzato in segno di approvazione”.

    Il carattere focoso e istintivo di Hughie Gallacher lo mise più di una volta in conflitto con avversari, compagni e con le istituzioni calcistiche. Famoso fu il suo diverbio con l’arbitro Fogg durante una partita di campionato con l’Huddersfield. Con il Newcastle in svantaggio per tre reti a due (doppietta di Gallacher per il Newcastle) nel finale di partita per due volte Gallacher viene steso in area dagli avversari. “Guarda qua arbitro ! Non dirmi che non l’hai visto ?” protesta Gallacher. “Non è rigore. Gioca Gallacher” gli risponde secco Mr. Fogg. “L’hanno visto tutti tranne te !” gli fa eco un arrabbiatissimo Gallacher. “Bene. Metterò questo a referto” è la replica dell’impassibile giacchetta nera. A questo punto Gallacher perde completamente le staffe. Al fischio finale insegue l’arbitro negli spogliatoi e gridandogli fra le risate del pubblico. “Fogg è il tuo nome e nella nebbia ci sei stato per tutta la partita !. Pare addirittura che arrivato nello spogliatoio abbia spinto l’arbitro ancora vestito nella vasca da bagno dello spogliatoio. Due mesi di squalifica, l’impossibilità di allenarsi con la squadra e niente stipendio per la durata della squalifica. A questo punto Gallacher torna in Scozia lavorando per due mesi come giornalista sportivo per un quotidiano di Glasgow “guadagnando molto di più di quello che prendevo come calciatore al Newcastle” racconterà lo stesso Gallacher. Con un giocatore di quel livello le maniere forti erano spesso l’unica maniera di limitarlo. Raccontano diversi suoi compagni di squadra che spesso e volentieri nell’intervallo delle partite Gallacher, mentre si fumava la sua Woodbine, aveva calzettoni e scarpe intrise di sangue dalle botte ricevute durante il primo tempo. Finiva la sigaretta, si gettava un po’ d’acqua fredda sulle gambe martoriate e tornava in campo, ancora più determinato a segnare e a vincere l’incontro.

    E’ di pochi anni fa il drammatico racconto di quella terribile lite che portò Gallacher al suicidio. E’ il figlio maggiore Hughie Junior che ha raccontato tutto al Chronicle qualche anno fa. “Mi sento responsabile per la morte di mio padre. Quella sera sbagliai e porto ancora dentro oggi il rimorso. Quando entrai in casa e vidi Matt sanguinante non ero talmente arrabbiato che non riuscivo a ragionare. E quando il vicino di casa mi chiese se doveva chiamare la polizia risposi di si, senza riflettere un solo secondo. In fondo era solo una brutta litigata come capita in tante famiglie. Mio padre era disperato e continuava a scusarsi dicendo che non voleva assolutamente colpire Matt, che era stato solo un gesto di rabbia. Matt sapeva essere testardo e insolente quando decideva di esserlo ma non ho mai visto mio padre alzare un dito contro di lui prima. Quando gli dissi di andarsene e che non volevo più che si facesse vedere in quella casa so di avergli dato il colpo di grazia. Ho rimpianto quella frase per anni e la rimpiangerò per sempre. Quando morì nostra madre nel 1951 fu durissima per tutti ma lui si fece carico di noi facendo tutto il possibile. Ci aveva permesso di studiare e di seguire le nostre strade. Non vidi mio padre per diversi giorni dopo quella sera. Mi avevano detto che lo avevano visto in giro per Gateshead, che pareva confuso e spaesato. Ma quando la polizia mi avvisò di quello che era successo non ci volevo credere. Pensavo che tutto si sarebbe sistemato, che era solo questione di tempo. E invece quel peso di tutte quelle decisioni sbagliate me lo porterò dentro per sempre”. Infine il ricordo di Alan Shearer, uno che conosce bene l’amore dei tifosi del Newcastle. “Un giorno mio padre mi disse: Figl
    iolo, non importa quanti gol farai con il Newcastle. Non sarai mai grande come Hughie Gallacher”.

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