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  • I buu a Lukaku & C: 5 canzoni da far ascoltare ai razzisti

    I buu a Lukaku & C: 5 canzoni da far ascoltare ai razzisti

    • Vanni Paleari
    "Chi dice io non sono razzista ma è un razzista ma non lo sa", canta Willie Peyote, uno dei migliori esponenti della nuova ondata di musica indie italiana, in un singolo estratto dal suo album del 2015 Educazione Sabauda. Il problema, reso ancora più evidente dalla recente vicenda di Lukaku a Cagliari, è che nel nostro Paese sono troppi i razzisti che sanno di esserlo ma fingono di non saperlo. Tralasciando le parole del comunicato della Curva Nord, definite giustamente deliranti da Enrico Mentana e proprio per questo difficilmente commentabili, oggi il problema sta in una palese carenza di cultura e visione innovativa dell'evoluzione del nostro mondo. 

    Siamo indietro, se ci si trova ancora a dover trasformare una debolezza in forza con buu legati al colore della pelle e se una buona parte dell'opinione pubblica tratta come normali (in particolare sui social) sfottò ed episodi come quello di Lukaku o come quelli, solo per citarne alcuni, capitati ai vari Zoro nel 2005 a Messina contro l'Inter, Eto'o e Muntari proprio a Cagliari nel 2010 e 2017, Boateng a Busto Arsizio nel 2013 o Koulibaly all'Olimpico nel 2016 e a San Siro lo scorso anno. 

    Per tutti quelli che scrivono (solo per fare alcuni esempi tra i tanti commenti del genere) "quando un bianco tira un rigore e lo fischiano che tipo di razzismo è? Stiamo toccando l’inverosimile" o "quando gioco a nascondino con mio figlio lui mi trova e gli faccio buu: sono da considerare razzista?", ecco un ripasso di educazione civica almeno con la musica, attraverso i testi di cinque storiche canzoni che negli anni hanno sensibilizzato contro il razzismo e la xenofobia. Così magari alla prossima occasione, prima di un rigore di Lukaku, capiranno che tra un semplice fischio e un becero buu con scimmiottamento, c'è differenza eccome, e forse (ripensando a storie in cui il razzismo ha distrutto esistenze umane) proveranno ad adeguarsi a una civiltà che fortunatamente in altri ambienti sta evolvendo da un po'. 

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    HURRICANE (Bob Dylan): la canzone è dedicata al pugile Rubin “Hurricane” Carter, condannato ingiustamente per un triplice omicidio nel 1966 e scarcerato solo nel 1985, quando il processo fu giudicato non equo perché l'accusa era basata su motivazioni razziali. 

    BIKO (Peter Gabriel): il compositore britannico parla di Stephen Biko, attivista anti-apartheid, arrestato dalla polizia sudafricana nel 1977 e morto in seguito all'interrogatorio, dal quale era uscito con gravissime ferite alla testa. 

    LIVIN' ON THE EDGE (Aerosmith): "If you can judge a wise man by the color of his skin then, mister, you're a better man than I" ("Se riesci giudicare un uomo saggio solo per il colore della sua pelle allora, mister, sei un uomo migliore di me") canta Steven Tyler in questo pezzo del 1993 sui problemi sociali nel mondo. 

    PEOPLE ARE PEOPLE (Depeche Mode): un brano che parla di preduzi e razzismo, che ha il suo apice nel verso "we're different colours and we're different creeds and different people have different needs. It's obvious you hate me though I've done nothing wrong. I've never ever met you so what could I have done" (Il colore della nostra pelle è diverso, così come le nostre convinzioni ed è vero che persone diverse hanno bisogni diversi. E' ovvio che tu mi odi anche se non ti ho fatto nulla di male ma in realtà non ti ho mai incontrato: cosa posso averti mai fatto?). 

    REDEMPTION SONG (Bob Marley): chudiamo con uno dei brani più famosi della storia della musica. Redemption Song non parla in modo specifico di razzismo ma più in generale di una condizione di schiavitù mentale dell'intera umanità: "Emancipate yourselves from mental slaver, non but ourselves can free our minds". 
     

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