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I risultati non bastano, Gattuso è condannato ad arrivare quarto

I risultati non bastano, Gattuso è condannato ad arrivare quarto

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
I numeri sono dalla sua parte. E i numeri, riferiti ai gol, ai punti e soprattutto alle vittorie, nel calcio sono quasi sempre decisivi. Rino Gattuso, quindi, dovrebbe stare tranquillo perché oggi è difficile immaginare che il prossimo anno ci sia Conte, o un altro, al suo posto. Superata senza cercare alibi l’emergenza per gli infortuni, sistemata la difesa a cominciare dal rilancio di Donnarumma, con la azzeccata scelta di promuovere capitano Romagnoli, grazie anche agli arrivi della P2 Paquetà-Piatek, Gattuso ha portato il Milan al quarto posto con pieno merito. Liquidata l’Atalanta, staccata la Lazio, rimane soltanto la Roma a una lunghezza di distanza. Ma attenzione: nel caso di arrivo a pari punti, grazie agli scontri diretti favorevoli, il Milan è già in vantaggio con l’Atalanta e la Roma. Senza contare il sogno di scavalcare l’Inter e l’obiettivo non secondario di vincere la Coppa Italia, che sarebbe il primo trofeo della nuova proprietà e il primo dopo i 29 conquistati con la gestione Berlusconi-Galliani. Paradossalmente, però, proprio questo panorama che autorizza un giustificato ottimismo, rischia di essere una trappola per Gattuso, perché il quarto posto all’inizio della stagione era un obiettivo da raggiungere, mentre adesso è un obiettivo già raggiunto e quindi da non perdere. 

Dopo le difficoltà dei primi mesi, culminate con il caso-Higuain, era evidente che il Milan era stato sopravvalutato a livello tecnico, sull’onda dell’entusiasmo suscitato dall’arrivo di Leonardo e Maldini, che però non vanno più in campo. La svolta tecnica garantita dal felice inserimento di Paquetà e Piatek, a dimostrazione del fatto che i giocatori sono sempre più importanti degli allenatori, ha trasformato il Milan anche a livello di personalità e autostima. E così con un Milan più forte crescono le responsabilità di Gattuso, costretto a non sbagliare più nulla, altrimenti pagherebbe lui per tutti. Mai come quest’anno, infatti, il ritorno in Champions League è considerato un passaggio determinante dalla proprietà, perché soltanto così si possono evitare nuove limitazioni dall’Uefa, rinforzando ulteriormente la squadra per una nuova avventura europea.

Non a caso, malgrado l’ottimo lavoro di Gattuso in condizioni obiettivamente non facili, non si è ancora parlato del rinnovo del suo contratto, comunque non in scadenza. E non a caso sono affiorate, sia pure in maniera molto elegante, alcune divergenze di vedute tra il tecnico e la dirigenza. “Qualche volta non siamo d’accordo, ma parliamo sempre nell’interesse della squadra”, ha ammesso Gattuso. Mentre il suo vecchio compagno Maldini, con il quale il legame è più forte e naturale che con Leonardo, ha fatto notare che “qualche volta Gattuso deve ascoltare anche la società”. Nessuno scontro e nessuna polemica, sia ben chiaro, ma semplici punti di vista diversi che possono far bene a tutti perché i confronti aiutano a crescere. Anche se poi, a fine anno, i risultati saranno decisivi per tutti. Ecco perché non basta fermarsi al 3-1 di Bergamo, punto di ripartenza, e non di arrivo, per un grande finale di stagione. Senza dimenticare la possibilità di vincere la Coppa Italia, graditissima ciliegina sulla torta rappresentata dal ritorno in Champions League. Perché quella è la casa del Milan.

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