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  • I soldi dal paradiso fiscale e il ruolo di Huarong: tutti i dubbi sul Milan cinese

    I soldi dal paradiso fiscale e il ruolo di Huarong: tutti i dubbi sul Milan cinese

    • Andrea Distaso
    Non si è ancora spenta l'eco suscitata dal documento pubblicato ieri dal portale calcioefinanza.it sulla  provenienza dei 100 milioni di euro della seconda caparra versata dai cinesi di Sino-Europe Sports lo scorso 13 dicembre. La rivelazione del prestito concesso ad una società riconducile al capocordata Li Yonghong da parte di una società con sede nelle Isole Vergini Britanniche (noto paradiso fiscale) ha suggerito le ipotesi e le ricostruzioni più differenti, da chi continua a manifestare un certo scetticismo su tutta l'operazione a chi invece lo considera come una conferma sul coinvolgimento di importanti gruppi finanziari.

    IL RUOLO DI HUARONG - Le convinzioni di questi ultimi derivano dal fatto che l'uomo di riferimento della Willy Shine (la società offshore coinvolta nella vicenda) sia quel Ken Chiam a cui, nella sezione del documento riservata ai finanziatori del prestito, è riconducibile l'indirizzo di posta elettronica con un dominio di proprietà della Huarong, uno degli istituti finanziari cinesi più imporanti in ambito internazionali. Un gruppo a partecipazione statale con un valore di mercato di oltre 14 miliardi di dollari, che occupa il 348° posto nella classifica della rivista specializzata Forbes dei gruppi industriali più ricchi del mondo. Per quanto il nome di Huarong venga indicato da diverse settimane come uno dei componenti segreti della cordata (insieme al fondo di investimento statale Haixia Capital) che concluderà entro il prossimo 3 marzo l'acquisto del Milan, conferme ufficiali non sono mai giunte, nè da Fininvest nè da Sino Europe.

    DI CHI SONO I SOLDI DELLA CAPARRA? - In assenza di certezze sull'argomento, si può solamente ipotizzare che il fatto che i soldi della seconda caparra da 100 milioni non siano arrivati direttamente dalla Cina sia dovuto ai problemi riscontrati dal gruppo guidato da Li Yonghong ad ottenere quelle autorizzazioni dal governo di Pechino per esportare capitali pubblici che è anche alla base dei ripetuti slittamenti della data del closing. In più di un'occasione, a ridosso della scadenza del 13 dicembre, diverse indiscrezioni di stampa avevano evidenziato la possibilità che Sino Europe si rivolgesse a banche o gruppi stranieri per reperire le risorse necessarie e così è avvenuto in occasione del versamento dei 100 milioni che hanno consentito il mantenimento dell'esclusiva nella trattativa. Il diritto di riservatezza da cui è coperto qualunque soggetto esporti capitali in un paradiso fiscale non ci permette ancora di stabilire se i soldi siano davvero di proprietà di Huarong (e questa sarebbe un'ottima notizia per i tifosi del Milan) o di qualcun'altro ancora, fino ad arrivare alle suggestioni più o meno fantasiose che si tratti di parte del patrimonio di proprietà di Silvio Berlusconi. Quel che è certo è che da qui al 3 marzo le indiscrezioni e i rumors proseguiranno, nella speranza che possa essere fatta finalmente quella chiarezza che consenta all'opinione pubblica di capire se il progetto di rilancio del Milan sia fondato su basi solide o meno.

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