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  • Ibra e le donne:| Che strano rapporto

    Ibra e le donne:| Che strano rapporto

     

    Ibra e le donne: prima offende, poi fa mandare i fiori

    Dal ghetto di Rosengard, trent’anni fa, sono usciti i bulli che oggi imbrattano i muri di Malmoe con scritte che inneggiano a Zlatan Ibrahimovic e una macchina da gol che ha qualche problema con le donne.
     
    C…o guardi?, con quell’intonazione arrogantemente maschia e quell’impudente sguardo di accompagnamento riservati alla giornalista di Sky Vera Spadini domenica a San Siro, “colpevole” di avergli chiesto dei suoi rapporti con l’allenatore del Milan Massimiliano Allegri, è il dribbling del bomber in fuga quando si sente giudicato, la sassata verbale postuma dell’ex ragazzo cresciuto per strada, il clamoroso autogol dell’inconscio con cui consegnarsi al pubblico ludibrio del popolo femminile.

     
    Ci si potrebbe chiedere a lungo se il ghetto sia un alibi per qualsiasi nefandezza Ibrahimovic abbia profuso (insieme ai gol) in tutta Europa, da Amsterdam a Torino, da Barcellona a Milano, ma lui stesso ha fornito la risposta nell’appassionante biografia che lo svedese David Lagercrantz ha scritto (Io, Ibra) e che il giocatore ha usato come (parziale) terapia:
     

    “Io sono uscito dal ghetto ma il ghetto non è mai uscito da me”.
     
    Papà Sefik, bosniaco, gran bevitore. Mamma Jurka, croata, donna delle pulizie. Sanela, l’unica sorella, con seri problemi di droga alle spalle. Le sorellastre. Il fratellastro Keki. Prodotto di una famiglia separata e anaffettiva (“Da bambino nessuno mi ha mai domandato: come è andata oggi, tesoro?”), Ibrahimovic si è ripreso tutto il calore di cui si pensava mancante sposando Helena, donna svedese in carriera di 11 anni più grande, atipica nel parco chiuso e spesso stereotipato delle mogli-di-calciatori, la figura carismatica in cui sintetizzare i rapporti parentali evaporati per strada: la madre che non ha mai avuto, e il padre che avrebbe voluto avere.

     
    “Helena viene da un altro mondo. E’ in gamba, sa essere dolce ma anche tosta”, racconta nel libro. Dopo una breve amicizia, lei conquista lui guarendolo da un’influenza con febbre a 41° (sindrome della crocerossina?). Con l’Edipo irrisolto del calciatore irritabile, Sigmund Freud avrebbe fatto goleada, altro che Leo Messi.
     
    Helena sa come maneggiare il suo bambinone zazzeruto e nasone, la bomba a orologeria che si è messa dentro casa. Se lui sta alzato fino alle quattro del mattino a giocare con la Playstation, non rompe. Quando lui scappa dall’ospedale perché non regge la vista del piccolo Maximilian, il primo figlio nato con un problema operabile, non minaccia il divorzio. Di fronte all’ennesimo, orribile, tatuaggio, abbozza. Lei gli insegna a usare le posate, e i soldi. E quando s’arrabbia, Ibra non osa saettare dagli occhi, impunito, i lampi sessisti del Meazza.
     

    “Ci vuole coraggio ad affrontare una tipa del genere”, confessa.
     
    Ibrahimovic e le donne, da Jurka alla collega di Sky, è un tema che potrebbe essere sviscerato come una sfida di Champions League contro il Barça, con la certezza matematica di farlo incavolare. Mettiamola così: guardiamo, Zlatan, perché la tua natura selvaggia, la tua anima irrequieta, la tua forza rabbiosa e il tuo corpaccione ignorante, in fondo, ci intrigano. E se i fiori alla giornalista li avessi mandati tu, anziché l’amministratore delegato del Milan per ragion di stato, avremmo addirittura corso il rischio di innamorarci.
     
     


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