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  • Idolo Muslera| 'Vinco per la Lazio'

    Idolo Muslera| 'Vinco per la Lazio'

    Il telefono non fa che squillare o vibrare per via delle tante chiamate o dei centinaia di sms ricevuti dal suo paese, ma anche dall’Italia. «Tutti complimenti e ringraziamenti. Tutte cose che mi caricano e non mi stancherò mai di ricevere, ma adesso devo spegnere un po’, c’è l’Olanda alle porte e serve concentrazione...». E’ caldissimo il cellullare di Fernando Muslera, il portierone della Lazio, ma soprattutto dell’Uruguay. Mai nessun portiere così giovane era riuscito a centrare una semifinale di un campionato del mondo. E’ la prima volta.
    Nel suo paese è stato addirittura accostato a un mito per l’Uruguay, Ladislao Mazurkiewicz, il leggendario arquero negro (per via della sua inconfondibile divisa nera). E non solo perché ha battuto il suo record di imbattibilità ai mondiali. «Mazurkiewicz è un mito e una leggenda per il nostro paese, io un giovane portiere che ha la fortuna di giocare assieme a compagni straordinari. Essere andato così avanti con la squadra del mio paese non l’averi mai immaginato nemmeno nei miei sogni. Sono felice e orgoglioso anche perché porto con me un pezzetto di Lazio», racconta con una filo di voce Fernando. Che infatti non è stato dimenticato dai suoi compagni biancocelesti. Tutti o quasi l’hanno chiamato o inviato sms, ma non solo per questa partita. Si va dall’amico fraterno Mauro Zarate, all’eliminato Kolarov, Lichtsteiner, a tutti i compagni di reparto, incluso il brasiliano André Dias, ma a tutti gli altri, come il tecnico, il preparatore Grigioni e i magazzinieri della Lazio. «Lì sento tutti vicini, con alcuni di loro mi ci sono sentito spesso anche durante i mondiali e so che stanno facendo un tifo matto per me e per l’Uruguay, così come anche i tifosi biancocelesti. Loro sanno che li ho portati nel cuore anche durante questi mondiali. Insomma, dai non sono messo affatto male anzi. Del resto se sono arrivato fino a qui lo devo solo ed esclusivamente alla Lazio e alla sua gente che ha creduto in me in un momento dove in pochi mi avrebbero dato fiducia», ricorda Fernando Muslera. Già perché agli inizi le cose non erano proprio così trionfali. «Fino a due anni e mezzo fa attorno a me avevo pochissime persone: la mia famiglia e il mio procuratore Daniel Fonseca. Loro hanno sempre creduto in me. Adesso sono pieno d’amici, ma va bene così».
    Con il Ghana Castorino è stato decisivo ai rigori come lo fu nella finale di coppa Italia con la Sampdoria di un anno fa. «Verissimo, ma non dite che sono un pararigori perché non mi ci sento, almeno per ora. Diciamo solo che non è tutta fortuna», dice sorridendo l’uruguaiano, nato a Montevideo nell’86 da mamma italiana. Per la gioia l’altra sera si è messo a baciare prima la traversa e poi il palo: «Gli urlavo che erano stati grandi anche loro e che mi piacevano tanto». Prima del Ghana e ancora prima con la Corea veniva obbligato da Forlan a terminare gli allenamenti con una mezzora in di ritardo. Motivo? «Il nostro capitano voleva che mi esercitassi sui rigori calciati da lui e ha avuto ragione. Ora siamo in semifinale ed è grazie a Dio e a Suarez. Adesso con l’Olanda ci può anche essere il rischio di un piccolo calo, ma daremo battaglia, anche perché abbiamo una incredibile fiducia in noi stessi».

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