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  • Ieri dipingeva murales, oggi è decisivo nel Brasile: Gabriel Jesus tra mamma Vera e quel no all'Inter

    Ieri dipingeva murales, oggi è decisivo nel Brasile: Gabriel Jesus tra mamma Vera e quel no all'Inter

    • Francesco Guerrieri
    Quando il Brasile aveva vinto l'ultima Coppa America Gabriel Jesus aveva dieci anni, sognava di diventare come Ronaldinho e dribblava la povertà per le strade di Jardim Peri, periferia di San Paolo.

    I MURALES - Ieri si è preso la rivincita con tanto di interessi: coppa al cielo e sorrisone per Gabriel, protagonista con gol e assist prima in semifinale contro l'Argentina, poi nella finale col Perù. E pazienza per quell'espulsione con tanto di pianto a dirotto e pugno alla colonnina del VAR. Jesus è genuino e senza filtri. Nel bene e nel male. Come quando per il Mondiale del 2014 - poco più che ragazzino - si era messo a dipingere i muri della sua città per prepararla al grande evento. Lì dove poi, quattro anni dopo, ci finì il suo faccione. Sogni che si avverano.

    MAMMA VERA - "Il Papa è argentino, Jesus è brasiliano", così ha aperto il quotidiano brasiliano Lance dopo la vittoria con l'Argentina. Storie di rivalità e fede: "Ho due idoli nella vita - ha sempre detto Gabriel - mia madre e Dio". Già, mamma Vera. Lei che da sola ha cresciuto lui e altri tre fratelli dopo la morte del padre e l'ha aiutato a "tenere i piedi per terra". Gli gestisce lo stipendio dandogli il minimo indispensabile per fare una vita dignitosa. Niente grilli per la testa, zero alcol e fumo. Lui ogni tanto storce il naso: "Mia madre è il difensore più difficile che abbia mai incontrato" dice ridendo. Rapporto speciale tra i due, con tanto di videochiamata di Jesus quando ha firmato il nuovo contratto col City l'estate scorsa (scadenza 2023): "Mamma, sono qui e ho appena rinnovato".

    L'ESULTANZA - Impegno e sacrificio, così è diventato un campione. Due squilli in Coppa America, dopo il gol in finale solita esultanza con pollice e mignolo all'orecchio a mimare una telefonata. A proposito, c'era chi diceva che fosse un festeggiamento polemico verso la sua ex che dopo averlo lasciato si è fatta risentire quando è diventato famoso. Errore. Chiariamo: "È dedicata a mia mamma che quando giocavo male mi chiamava sempre. Così, quando segno, faccio finta di chiamarla io"

    PUPILLO DI PEP - Nessuna polemica, solo sorrisi per Gabriel. Quest'anno soprattutto, una stagione in cui ha vinto di tutto e di più: Premier League, Fa Cup, Carabao Cup e Community Shield con il City (21 gol in 47 partite stagionali) e Coppa America col Brasile. Vero e proprio pupillo di Pep Guardiola che l'ha voluto a tutti i costi. Era l'estate 2016 e gli occhi di mezza Europa erano puntati sul gioiellino del Palmeiras tutto dribbling e sterzate: su di lui c'erano anche Juventus e, soprattutto, Inter, che manda in Brasile un emissario per chiudere. Il City gioca d'anticipo pagandolo due milioni in più dei 30 previsti dalla clausola, superando l'offerta nerazzurra. Lo lascia sei mesi in Brasile e nel gennaio 2017 Gabriel Jesus sbarca in Inghilterra. Decisiva la mossa di Pep: "La sua chiamata è stata fondamentale nella mia scelta". 

    RETROSCENA ROMA - Ma uno dei primi ad accorgersi delle qualità di Jesus è stato Aldair, che in tempi non sospetti lo consigliò alla Roma: "Prendetelo prima che se ne accorgano tutti, diventerà fortissimo". Niente, non ci hanno nemmeno provato. Oggi Gabriel Jesus fa brillare gli occhi a tutti, il Brasile se lo coccola e il City se lo tiene stretto.

    @francGuerrieri

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