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  • Il 4 maggio non è il D-day: politici incompetenti e teatrali, non siamo ancora pronti al 'fuori lockdown'

    Il 4 maggio non è il D-day: politici incompetenti e teatrali, non siamo ancora pronti al 'fuori lockdown'

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Magari siete già usciti da casa, oggi più di ieri e più di qualunque giorno degli ultimi due mesi. Magari lo farete tra un po' di uscire di casa, uscire come oggi 4 di Maggio fosse il D-day dell'aria libera, il giorno dello sbarco vittorioso contro l'occupante Covid, occupante della vostra vita.

    Ma oggi, proprio oggi, magari era ed è un giorno da stare a casa. Perché fuori c'è folla. Potrebbe anche essere una felicità ritrovarla un po' di folla. Se solo fosse una folla consapevole. Invece oggi fuori c'è una folla che in gran parte è folla che fa a non capirsi. Sul fare a non capirsi c'è grandissimo, spontaneo, mastodontico assembramento.

    Cosa è che non capiamo, anzi non vogliamo capire?

    Un paese, per resistere ad una pandemia ed a un susseguente disastro economico-sociale, può contare su tre cose. Prima: classe e ceti dirigenti. Seconda: opinione pubblica. Terza: medicina e scienza.

    Classe e ceti dirigenti: nella declinazione di ceto politico, è in grado di assicurare solo propaganda. Propaganda incolta, incompetente e teatrale. L'abbiamo voluto e votato così il ceto politico: incolto, incompetente e teatrale e abile solo a raccontarci quel che ci piace sentire. Quindi, per resistere alla devastazione da pandemia, sul ceto politico non si può contare.

    Classe e ceti dirigenti: nella declinazione di amministratori e gestori della cosa pubblica e del sistema paese (anche privato), un ceto educato a fuggire responsabilità diretta, un ceto avvezzo a non assumere rischio e onere di una decisione operativa, un ceto estremamente professionalizzato nella difesa dei suoi relativi status. Per resistere alla devastazione da pandemia ci si può contare poco, meno, molto meno di quanto servirebbe.

    Opinione pubblica: allevata da decenni a cercare un colpevole, istruita da decenni alla narrazione secondo la quale una soluzione c'è sempre a tutto. Se solo non ci fossero i cattivi (a piacere: i politici, lo Stato, l'Europa, gli immigrati, gli ebrei, i padroni, le banche...). Ci sarebbe, c'è la soluzione anche alla pandemia, se solo non ci fossero i cattivi...

    Pubblica opinione abituata a sperimentare come nel nostro paese un bisogno sociale la politica e le istituzioni lo hanno riconosciuto come diritto acquisito. Poi, dal riconoscere la legittimità e fondatezza di un bisogno (con il debordare ad ogni bisogno) si è passarti a riconoscere come diritto anche il privilegio e perfino il capriccio.

    Pubblica opinione affascinata dalla potenza dell'ignoranza. Mai più la fatica dello studio, anche minimo. Invaghita, sazia e satolla del diritto di opinione con correlata esenzione dalla fatica del conoscere.

    Pubblica opinione che nutre profonda la cultura ...dell'attimino. La cultura dell'eccezione consentita, anzi doverosa, della regola rigida per gli altri, lasca per me.

    Difficile fidarsi, far conto su questa pubblica opinione per resistere davvero al danno da pandemia. Un'immagine, una sola: pubblica opinione, gente che quasi tutta porta la mascherina e poi, quando parla, la mascherina la abbassa. Mascherina per non fiatare addosso al prossimo che viene abbassata quando al prossimo si parla. Ingenuità, solo ingenuità?

    Pubblica opinione, gente espertissima nello sminuzzare, sgonfiare, circumnavigare intorno alla regole dettate dalle cosiddette autorità. Regole che poi saranno travolte, aggirate, rimosse nella vita reale. Qualcuna per sostanziale inapplicabilità (come si fa davvero nei bus a stare distanti l'un dall'altro?), qualcuna per malavoglia nociva (quanti negozi fanno entrare più clienti insieme...).

    Pubblica opinione, gente che la regola anti contagio dovrebbe darsela da sola e non star lì a far le pulci alla regola della autorità. Pubblica opinione, gente, noi: la cosa su cui dovremmo contare di più, ma son conti magri e smilzi quelli che si possono fare sulla pubblica opinione.

    La medicina e la scienza: con i tempi medio-lunghi della medicina e della scienza, ci si può contare. Attenzione però: quando uno scienziato dice vaccino pronto il mese x...Alla data di nascita del vaccino aggiungere circa un anno fino a che il vaccino non potrà arrivare alla tua farmacia, ambulatorio, medico. Per produrlo e distribuirlo in miliardi di dosi occorrerà letteralmente mettere in piedi le fabbriche del vaccino.

    Tre gambe (ceti dirigenti, pubblica opinione, medicina e scienza) per un lungo cammino (lungo 12/18 mesi, questo il tempo della pandemia sul pianeta). Tre gambe di cui in Italia una è invalida (ceti dirigenti), l'altra è zoppa (pubblica opinione). La terza. medicina e scienza, funziona ma è, per forza di cose e per passo obbligato, lenta.

    Quindi oggi 4 di maggio non è purtroppo il D-day da cui parte la veloce disfatta del virus. Oggi, 4 di maggio, sbarchiamo confusi, mal guidati e non poco illusi e non del tutto armati in un fuori lockdown che è ancora un grande campo minato di cui non abbiamo le mappe. Correrci sopra il più possibile equivale a cercarsi la mina su cui saltare.

    Buon 4 di maggio e buon rivedersi tra persone che si vogliono bene e non si sono viste per due mesi. E buon ritorno al lavoro per chi al lavoro torna. Ma tanta, tanta prudenza e tanta, tanta pazienza. Ci attende almeno un anno di vita in e sotto mascherina. Se facciamo a non capirci su cosa significhi, sarà un anno con tanti, tanti morti e malati da coronavirus e tanti, tanti portati, ridotti alla miseria dai crolli di produzione, lavoro, redditi e consumi.

    Facciamo, cominciamo a capirci: non finisce a maggio e neanche a giugno o luglio, la vita mezza libera e mezza no dura almeno un anno. La folla che oggi è fuori da casa lo capisce o no?

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