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  • Il buon senso dell’Inter, le dimissioni di Dal Pino, la furia di Lotito: i retroscena di 4 ore di tensione. E la Coppa Italia...

    Il buon senso dell’Inter, le dimissioni di Dal Pino, la furia di Lotito: i retroscena di 4 ore di tensione. E la Coppa Italia...

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    I nemici assieme, attorno a un tavolo. Anzi, a più tavoli: addirittura tre, tanti quante le sale che il Coni ha messo a disposizione dei presidenti di serie A per il consiglio di Lega (e anche per l’assemblea, che però non è mai cominciata per mancanza del numero legale). C’erano il presidente Dal Pino, il suo grande accusatore Marotta, l’ex amico e grande elettore Lotito. E anche la Juve, rappresentata da Paratici e vista dall’Inter come la società che ha ottenuto i maggiori benefici dal rinvio delle partite nello scorso fine settimana.

    Non è stato facile arrivare a una linea comune, perché il punto di partenza era di estrema tensione. Dal Pino, finito nel mirino di Marotta e (soprattutto) di Zhang, ha pensato di mollare tutto, di dimettersi: un’ipotesi che poi ha lasciato cadere con il trascorrere dei minuti, anzi delle ore. Che, alla fine, sono state quattro. E proprio l’Inter ha portato alla discussione un contributo di positività, rivedendo la propria linea. Si era avvicinata all’incontro con una pretesa, sorretta anche dai regolamenti: la partita contro la Samp deve essere recuperata prima della gara contro la Juve, perché il calendario prevedeva che si disputasse in una giornata precedente. Di fronte all’imbuto nel quale si stava infilando il campionato, l’Inter ha compiuto un passo indietro. Un atteggiamento conciliante, di buon senso, che è stato molto apprezzato anche dagli altri dirigenti (c'erano Scaroni, presidente del Milan, Baldissoni e Calvo per la Roma, Barone e Pradè per la Fiorentina, Percassi dell'Atalanta, Carnevali del Sassuolo).

    Lotito è stato protagonista di due momenti di tensione. Il primo quando si è impuntato affinché si continuasse a giocare con il pubblico nelle zone che non sono considerate a rischio, compresa ovviamente Roma; il secondo quando qualcuno degli intervenuti ha provato a posticipare la 27ª giornata, in programma originariamente nel prossimo fine settimana, al 13 maggio.

    Proprio quest’ultima faccenda ha scatenato una lite furibonda, perché il presidente della Lazio pretendeva - e ha poi ottenuto - che i turni di campionato slittassero, e che quindi il 27° si giocasse il 14 e 15 marzo (e di conseguenza che il 13 maggio si disputasse quello inizialmente previsto il 10 dello stesso mese). Il motivo? La tesi di Lotito è che, in questo modo, si tutela la regolarità del campionato, rispettando l’ordine delle giornate stabilito al momento della compilazione del calendario. I maligni sostengono che preferisca giocare Atalanta-Lazio a metà marzo, senza pubblico e con i bergamaschi distratti e stanchi per la Champions, anziché a metà maggio, quando (almeno si spera) ci potranno essere i tifosi nerazzurri sugli spalti. Percassi, in questa vicenda, non si è contrapposto a Lotito: per l’Atalanta la gara con la Lazio non conta più di un’altra, mentre per i romani è uno degli ostacoli più temuti nella corsa allo scudetto.

    E la Coppa Italia? Quando si giocheranno Juve-Milan e Napoli-Inter, rinviate in questi giorni? Prima ancora che il confronto cominciasse, si è convenuto di non farne menzione. In mezzo a una simile baraonda, mettere sul tavolo un altro motivo di contrasto avrebbe rischiato di far saltare tutto.

    @steagresti
     

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