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  • Il calcio liberato da Nicchi con colpevole ritardo, senza di lui gli arbitri saranno migliori. Ma Trentalange non faccia il politicante

    Il calcio liberato da Nicchi con colpevole ritardo, senza di lui gli arbitri saranno migliori. Ma Trentalange non faccia il politicante

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Con colpevole e grave ritardo, l’Aia (l’Associazione italiana arbitri) si è liberata di Nicchi. I suoi dodici anni di presidenza hanno disintegrato la categoria, togliendole qualità e credibilità. Oggi non abbiamo più un fuoriclasse con il fischietto in bocca, con l’eccezione di Orsato prossimo all’addio: una tristezza e un danno grave per tutto il calcio, un’eredità davvero scadente che ora passa nelle mani di Trentalange.

    Ci permettiamo di criticare aspramente Nicchi perché abbiamo sempre avuto queste idee sul suo operato e non le abbiamo mai nascoste; non arriviamo a colpirlo adesso che lo hanno fatto fuori, insomma. Semmai ci rammarichiamo che gli arbitri - perché sono loro che indirettamente votano - abbiano impiegato tanto tempo per metterlo da parte.

    Rimangono storiche alcune figuracce di Nicchi. Dalla Var definita come “la morte del calcio” e poi sposata in pieno, una volta compreso che sarebbe stata introdotta da Fifa e Uefa, fino alle meno rilevanti bombolette spray per segnare la posizione della barriera, etichettate come “una pagliacciata” quando le usavano solo in Brasile e oggi elemento di aiuto per ogni arbitro. Ma l’aspetto più grave della sua gestione è stato il cambiamento delle norme per l’elezione del presidente oltre il secondo mandato, introdotto proprio perché potesse ricandidarsi e conservare la poltrona: una scelta dai contorni inquietanti, mai denunciata da nessuno con sufficiente forza all’interno del calcio.

    A Nicchi succede Trentalange, ex arbitro di livello modesto in un’epoca - la sua - ricca di fuoriclasse del mestiere. Certamente una persona seria e perbene, che fa della diplomazia una sua caratteristica rilevante. E questo un po’ ci preoccupa: la nostra classe arbitrale, per rilanciarsi, non ha bisogno di politici e tanto meno di politicanti, ma di uomini d’azione che facciano - con calma - la rivoluzione.

    @steagresti
     

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