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Il calcio non riparte: scelta insensata. Lukaku si allenerà per strada, la Pellegrini e Tortu no. Bufere in arrivo

Il calcio non riparte: scelta insensata. Lukaku si allenerà per strada, la Pellegrini e Tortu no. Bufere in arrivo

  • Stefano Agresti
    Stefano Agresti
Per comprendere quanto sia insensata e paradossale l’ultima decisione del governo sullo sport, basta una semplice considerazione: i calciatori, se vorranno svolgere attività fisica un po’ più intensa e prepararsi alla ripresa del campionato (se mai ci sarà), dovranno scendere per strada o andare al parco più vicino, come un amatore qualsiasi; gli atleti delle discipline individuali potranno invece rifugiarsi nei loro centri sportivi, ovviamente assieme ai loro compagni e colleghi. Questi ultimi rispetteranno la distanza di due metri uno dall’altro, è naturale, ma perché non avrebbero potuto farlo anche coloro che praticano discipline di squadra? Qual è la differenza? Perché in un centro sportivo è consentito nuotare, correre e giocare a tennis, ma non giocare a calcio?

SPADAFORA E MALAGO' - Le spiegazioni che sono state fornite alla Rai dal ministro Spadafora, spalleggiato dal conduttore Fazio (che sul calcio sorride e ironizza volentieri, forse perché fa tendenza: lo sa quanta gente vive con il pallone?), sono state inconsistenti. E si sono compiute nella solita frase ispirata da Malagò, una considerazione che pare originale e invece è di una banalità assoluta: “Lo sport non è solo il calcio, e il calcio non è solo la Serie A”. Però tutti - gli altri sport e il resto del calcio - campano grazie alla Serie A. Fatto sta che Lukaku, Immobile e Dzeko per allenarsi dovranno correre in mezzo alla strada, mentre la Pellegrini potrà lavorare nella sua piscina, Tortu correre sulla sua pista e Berrettini giocare sul suo campo di terra. Vi pare normale?

LA FRITTATA - Quando Spadafora è entrato nella riunione decisiva con Conte, nel pomeriggio di ieri, le decisioni erano già state prese ed erano differenti: il 4 maggio anche il calcio avrebbe potuto riprendere con gli allenamenti, nel rispetto della distanza di sicurezza. Invece è tutto cambiato nel volgere di un paio d’ore. Cos’è successo? Evidentemente le pressioni di una parte del calcio e dello sport - a cominciare dal presidente del Coni Malagò, il grande nemico del pallone - hanno avuto effetto. Fatta la frittata, si potrebbe cercare di mettere una toppa consentendo dal 18 maggio gli allenamenti anche in gruppo, con contatti tra i singoli calciatori. I quali, però, nel frattempo non saranno stati monitorati e chiusi in ritiro come invece sarebbe successo se fossero state consentite le sedute individuali dal 4 maggio.

VERSO IL CAOS - L’aspetto bruciante della vicenda, quello che apparirà presto agli occhi di tutti, è che la Germania tornerà in campo presto per giocare partite di campionato, quasi sicuramente prima ancora che le nostre squadre abbiano ripreso ad allenarsi. Non proprio una grande figura. Per noi. E dalle prossime ore già si scateneranno clamorose bufere attorno a questa decisione del governo: chi non vorrà riprendere il campionato troverà nuova forza, la Federcalcio rischia di andare incontro a una serie di decisioni su classifiche, retrocessioni e promozioni destinate a finire in tribunale.

I NEMICI DEL CALCIO - Resta la sensazione che il calcio abbia troppi nemici, dentro e attorno al governo. E che nessuno si renda conto di quanto sia importante un settore che dà lavoro a 300 mila persone e che permette a tutto lo sport italiano di vivere.

@steagresti
 

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