Il calcio urlato e il suono del silenzio
“Il suono del silenzio” è ciò di cui avremmo bisogno anche tutti noi protagonisti o semplici operatori del calcio insieme, naturalmente alle “claque”piazzate sugli spalti tutte e volte che va in scena la commedia del pallone. E’ vero che uno stadio non è un teatro e che dopo un gol non ci si può limitare battere le mani perchè anche l’urlo fa parte del copione. Non è certamente l’espressione popolare, anche esagerata perché frutto della passione di pancia, a essere messa in discussione. Sono semmai il “prima” e il “dopo” ad avere necessità di correttivi per evitare che la tribù del calcio venga confusa con una tribù di selvaggi. La responsabilità degli appassionati è minima, salvo casi buoni per la psichiatria. Quella dei“maestrI” è enorme. Già la parola stessa “tifoso” si porta dietro il sospetto di una malattia. Se al “tifo”, poi, vengono aggiunte pozioni drogate allora è come voler spegnere il camino gettando benzina tra le fiamme. Gli ultras, ma non soltanto loro, di penultima e un poco anche di ultima generazione sono stati gli allievi televisivi di Biscardi, del povero Mosca e soprattutto delle loro successive e pessime imitazioni: processi e processini, arringhe e comizi, un mare di bugie e soltanto mezze verità. Il tutto urlato da capire più niente. Qualche volta anche le mani sul viso. Insomma, veri gentleman. Per non trovarsi spiazzati e non dover viaggiare a poppa anche la carta stampata si adegua all’andazzo con titoli a nove colonne sul niente o, peggio ancora, sul fasullo. Le emittenti private, povere di quattrini, scimmiottano le star, ricche, e diventano patetiche. I giornaletti di contorno s’aggrappano al gossip più sfrenato. Gli ultras, usciti da scuola così ammaestrati e ben carichi, spaccano tutto.
Ora, forse, la tendenza è diversa. Timidamente tornano famiglie allo stadio, le telecamere inquadrano in primo piano bambini felici, a fine partita si può rischiare persino una sosta al “baracchino” per un panino con porchette e birra. I processi, quelli veri, li fanno ai delinquenti. I giornali evitano di usare terminologie belliche trattando di partite. La gente normale replica al gossip con un sano chissenefrega. Siamo in via di guarigione? Magari, intanto è stato bello giorni addietro, in Barcellona-Valencia, assistere al labiale del dialogo tra Messi e il terzino avversario Alvaro Gonzalez. “Sei un nano” dice il valenciano. “E tu sei scarso” risponde l’argentino. Un attimo e Alvaro fa: “Sai, abbiamo ragione tutti e due”. E se ne vanno sorridendo. La musica di “Sound of silence” come sottofondo sarebbe stata una chicca perfetta.