Calciomercato.com

  • Il calcio urlato e il suono del silenzio
Il calcio urlato e il suono del silenzio

Il calcio urlato e il suono del silenzio

  • Marco Bernardini
Cinquantanni fa, a New York, due giovanissimi musicisti scrissero e incisero un brano dal titolo “Sound df silence”. Fu un fiasco. Gli Stati Uniti esattamente come l’Europa anche a livello musicale  erano storditi dal rock dei Beatles e dei Rolling Stones. Due anni dopo un produttore discografico amante del rischio fece ristampare, in versione strumentale, quella canzone. Lanciata dalle radio americane “Il suono del silenzio” scalò in pochissimi  giorni la classifica della hit per piazzarsi sulla vetta. Paul Simon e Art Garfunkel, sono i nomi due autori che dopo il flop si erano separati, tornarono insieme per reincidere anche vocalmente il brano. Dal semplice successo al trionfo che, appena dopo, diventerà mito internazionale quando il regista de “Il laureato” scelse proprio “Sound of silence” come colonna sonora del celebre film interpretato dagli emergenti Dustin Hoffman e Katerine Ross. Dopo oltre mezzo secolo e almeno tre generazioni a passarsi il testimone dal vinile al laser quella creazione della coppia newyorkese rimane salda e preziosa come capolavoro della musica moderna. Tant’è, una sua edizione speciale (insieme con altri elaborati artistici di fattura terrestre) sta viaggiando verso l’infinito a bordo di una sonda inviata nello spazio per capire se l’uomo è solo nell’Universo. Magari, un giorno,  i figli dei figli dei nostri figli sentiranno cantarla dagli abitanti di un pianeta di Alpha Centauri.

“Il suono del  silenzio” è ciò di cui avremmo bisogno anche tutti noi protagonisti o semplici  operatori del calcio insieme, naturalmente alle “claque”piazzate sugli spalti tutte e volte che va in scena la commedia del pallone.  E’ vero che uno stadio non è un teatro e che dopo  un gol non ci si può limitare battere le mani perchè anche l’urlo fa parte del copione. Non è certamente l’espressione popolare, anche esagerata perché frutto della passione di pancia, a essere messa in discussione. Sono  semmai  il “prima” e il “dopo” ad avere necessità di correttivi per evitare che la tribù del calcio  venga confusa con una tribù di selvaggi. La responsabilità degli appassionati è minima, salvo casi buoni per la psichiatria. Quella dei“maestrI” è enorme. Già la parola stessa “tifoso” si porta dietro il sospetto di una malattia. Se al “tifo”, poi, vengono aggiunte pozioni drogate allora è come voler spegnere il camino gettando benzina tra le fiamme. Gli ultras, ma non soltanto loro, di penultima e un poco anche di ultima generazione sono stati gli allievi televisivi di Biscardi, del povero Mosca e soprattutto delle loro successive e pessime imitazioni: processi e processini, arringhe e comizi, un mare di bugie e soltanto mezze verità. Il tutto urlato da capire più niente. Qualche volta anche le mani sul viso. Insomma, veri gentleman. Per non trovarsi spiazzati e non dover viaggiare a poppa anche la carta stampata si adegua all’andazzo con titoli a nove colonne sul niente o, peggio ancora, sul fasullo. Le emittenti private, povere di quattrini, scimmiottano le star, ricche, e diventano patetiche. I giornaletti di contorno s’aggrappano al gossip più sfrenato. Gli ultras, usciti da scuola così ammaestrati e ben carichi, spaccano tutto.

Ora, forse, la tendenza è diversa. Timidamente tornano famiglie allo  stadio, le telecamere inquadrano in primo piano bambini felici, a fine partita si può rischiare persino una sosta al “baracchino” per un panino con porchette e birra. I processi, quelli veri, li fanno ai delinquenti. I giornali evitano di usare terminologie belliche trattando di partite. La gente normale replica al gossip con un sano chissenefrega. Siamo in via di guarigione? Magari, intanto è stato bello giorni addietro, in Barcellona-Valencia, assistere al labiale del dialogo tra Messi e il terzino avversario Alvaro Gonzalez. “Sei un nano” dice il valenciano. “E tu sei scarso” risponde l’argentino. Un attimo e Alvaro fa: “Sai, abbiamo ragione tutti e due”. E se ne vanno sorridendo.  La musica di “Sound of silence” come sottofondo sarebbe stata una chicca perfetta.

Altre Notizie