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  • Il capo del Pentagono sfida Trump: 'Contrario all'uso dell'esercito'. E l'Onu lo accusa di razzismo strutturale

    Il capo del Pentagono sfida Trump: 'Contrario all'uso dell'esercito'. E l'Onu lo accusa di razzismo strutturale

    Rimane estremamente tesa la situazione dell'ordine pubblico in tutti gli Stati Uniti a una settimana di distanza dall'uccisione a Minneapolis del cittadino afro-americano George Floyd da parte dell'agente di polizia Derek Chauvin, successivamente arrestato. Le violenze e le scene di devastazione non si arrestano, come le reazioni in certi casi scomposte delle forze dell'ordine, invitate tuttavia dal presidente Donald Trump a ripristinare con decisione la normalità.

    UCCISO UN EX POLIZIOTTO - L'inquilino della Casa Bianca ha addirittura invocato l'ausilio dell'esercito, ma una presa di posizione fortemente contraria è arrivata da Mark Esper, capo del Pentagono, che ha detto no all'utilizzo dell'Insurection Act, la norma che consente il dispiegamento dei militari in casi di rivolte interne. Nel frattempo, non si fermano gli atti criminali collaterali alle proteste in gran parte del Paese e da St. Louis, Missouri, arriva la triste notizia della morte di un uomo di 77 anni - David Dorn - poliziotto in pensione. Dorn si trovava all'interno di un banco dei pegni quando si è verificata una rapina. Il suo cadavere è stato trovato sul marciapiede davanti al negozio e al momento le indagini non hanno ancora portato all'individuazione dei colpevoli.

    LA CONDANNA DELL'ONU - Arriva intanto nei confronti degli Stati Uniti e della sua amministrazione una dura condanna da parte dell'Onu e della rappresentante per il rispetto dei diritti civili, l'ex presidente del Cile Michelle Bachelet: "Le voci che si levano per la fine delle violenze della polizia contro le persone di colore meritano di essere ascoltate. E le voci sulla fine di un endemico e strutturale violenza razziale negli Stati Uniti meritano di essere prese in considerazione". Bachelet ha anche evidenziato gli episodi di aggressioni senza precedenti nei confronti dei giornalisti e delle troupe che hanno documentato gli scontri in molte città, finendo per diventare oggetto della repressione di alcuni corpi di polizia.

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