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  • Il centravanti col fiato addosso, il calcio con meno pressing e dribbling: sarà possibile avere un risarcimento totale?

    Il centravanti col fiato addosso, il calcio con meno pressing e dribbling: sarà possibile avere un risarcimento totale?

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Si rigioca, pare. Si ricomincia dal 13 giugno, forse. O anche dal 20 di giugno, sembra. L'aria che tira è appunto che si rigioca: in Portogallo dal 3 di giugno, in Spagna nella settimana che l'otto di giugno comincia. In Germania si rigioca già da un paio di giornate di campionato o giù di lì. Ho provato a guardarlo questo calcio tedesco post lockdown, questo giocare in libertà vigilata. E' calcio vero, fa classifica. Ma pare finto. Sembra una rappresentazione scenica del calcio, insomma una recita del calcio. Probabilmente il finto era nei miei occhi che guardavano cercando quel che non ci poteva essere e il recitar calcio è nella mia testa e solo lì. Me la racconto così, però non sono mica tanto sicuro che sia il racconto giusto. Sapor di surrogato di calcio? Anche sì.

    Comunque intorno al calcio (per ora solo tedesco) in libertà vigilata un sacco di buontemponi. Che vanno producendo un sacco di studi (?) per intrattenere in qualche modo l'attenzione del gentile pubblico. Eccone uno: il centravanti è in una partita quello con maggiori probabilità di contrarre contagio (qualora contagio in campo ci fosse). Il centravanti - gli alitano sempre addosso - ha sempre qualcuno che gli fiata a molto, molto meno di un metro. Ecco lo studio: si domanda ad apposito algoritmo (a chi altri altrimenti?). Metti che uno dei 22 giocatori è un contagiato asintomatico, che succede? Succede che il centravanti è quello che ha più contatti e più contatti ravvicinati. Davvero? Non ci voleva l'algoritmo. Il quale peraltro ci informa che il ruolo in campo meno contagiabile è il portiere che è quello che più spesso sta da solo. Ma guarda un po', chi ci avrebbe mai pensato?

    Algoritmo infaticabile informa poi anche che più i 22 corrono l'un contro l'altro (o meglio squadra contro squadra) maggiori sono e occasioni di contatti ravvicinati e quindi di fiato altrui a portata di respiro, quindi meno pressing si fa... Non soffre solo il pressing, sconsigliato come un aperitivo ravvicinato e ammassato, pare vada in difficoltà anche il dribbling. Li hanno contati i dribbling e paragonati, per numero, a quelli di prima. Bene, il campione statistico è ancora piccolo e incompleto ma si fanno meno dribbling. Spiegazioni e ipotesi: scarsa preparazione fisica induce a non tentare la mossa, oppure l'incentivo adrenalinico della folla che applaude il virtuosismo del dribbling non c'è perché pubblico non c'è. Muscolare o neuronale , qualcosa dicono che manca al dribbling e che quindi vanno a mancare i dribbling di prima.

    Sarà... Sarà tutto vero, con tanto di autenticazione da apposito algoritmo. Ma, anche qui, un sapore di finto, di plastica di palloncini colorati gonfiati e agitati per tenere su l'immagine della festa. Palloncini di una realtà virtuale, anzi surreale, che voleranno via e si sgonfieranno non appena si rigioca davvero. Poi mi vien da pensare alla festa scudetto di chi vincerà lo scudetto dell'estate. E vedo allora che tutto è in armonia coerente: il surreale algoritmo a chi si infetta di più, la surreale teoria del dribbling calante, il dibattito surreale sull'entità e impenetrabilità dell'area di rispetto per arbitri e collaboratori... E il festeggiare questo scudetto. Perché, se sarà, quando sarà e per chi sarà scudetto, sarà festa. Non contenuta ma esibita. Non trattenuta ma esaltata. Non velata di pudore ma sbattuta in faccia a chiunque.

    Immagino, non riesco a non immaginare questa festa scudetto e credo quindi di capire ciò che il calcio cerca, vuole, aspetta. Non ripartire, che è prima o poi ovvio e giusto. No, il calcio non vuole solo ripartire. Non solo rigiocare. Il rigiocare è condizione di sopravvivenza, è ragion di vita. Vuole altro il calcio, lo abbiamo visto in queste settimane. Non riesce, non sa non volere, fortemente volere altro. E questo altro è il risarcimento totale e integrale di quanto perduto. Risarcimento totale e integrale di soldi, valutazioni, plusvalenze, incassi, quotazioni. E risarcimento totale di emozioni, sentimenti, passioni, gioie e dolori tifosi. Questo vuole il calcio dall'anno 2020: come pandemia non fosse e non fosse stata.

    Ecco allora da dove viene quel sapore plasticato in bocca quando degusti calcio che rigioca o va a rigiocare: dal calcio che nulla ha capito di quel che è successo e succede in questo 2020. Niente, proprio niente verrà risarcito totale e integrale, tutto, proprio tutto può e va rimesso in piedi da capo. Pochi in pochi luoghi del governo e della società italiani digeriscono questa realtà. Il calcio è nelle prime file del gruppo di testa dei renitenti al reale.
     

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